Animali Porto Cesareo La vera storia del delfino salentino, spiaggiato e senza speranza I recenti avvistamenti di un cetaceo nella zona di Torre Lapillo sono parte di una storia senza lieto fine, accaduta nei primi giorni di agosto sul litorale jonico. Intorno alle 5 del mattino... 06/08/2013 a cura della redazione circa 2 minuti I recenti avvistamenti di un cetaceo nella zona di Torre Lapillo sono parte di una storia senza lieto fine, accaduta nei primi giorni di agosto sul litorale jonico. Intorno alle 5 del mattino del 1º agosto scorso, un gruppo di ragazzi che ha deciso di passare la notte in spiaggia a Torre Lapillo, intravede, al primo chiarore dell’alba, una presenza in acqua. “Avvicinandoci -raccontano i bagnanti- ci siamo resi conto che si trattava di un delfino. Sembrava avesse difficoltà a muoversi sul bagnasciuga, per questo lo abbiamo preso e messo a largo, ma muoveva solo la coda, ritornando a riva trasportato dalla corrente. Abbiamo, perciò, pensato di controllare le pinne laterali e ci siamo accorti che erano rotte, motivo per il quale non riusciva a mantenersi a pancia in giù. Restando a pancia in su non riusciva a respirare e, agitando solo la coda, continuava a girare su se stesso. A quel punto abbiamo chiamato il 1530 e ci è stato detto di attendere i soccorsi. Intanto abbiamo cercato di mantenere il delfino a pancia in giù bagnandolo in continuazione”. I soccorsi però non sono stati tempestivi. “Abbiamo chiamato circa 6-7 volte ancora, ricevendo la stessa risposta, ovvero che avrebbero mandato i soccorsi il prima possibile. Dopo circa due ore estenuanti in cui, a turno, abbiamo cercato di tenere il delfino in vita hanno cominciato ad affluire altri bagnanti che, vedendoci stanchissimi e infreddoliti, si sono prodigati ad aiutarci e a chiamare anche loro la Guardia costiera. Dopo circa una ventina di telefonate complessive fatte da noi e dagli altri bagnanti, alle 8 (dopo 3 ore dalla segnalazione) sono arrivati i militari e un veterinario della Asl provando a fare la stessa cosa che avevamo provato a fare più volte noi, ovvero portare al largo il delfino, incuranti del fatto che avesse le pinne rotte. Il delfino infatti, accompagnato dal veterinario, è andato più volte a sbattere sugli scogli in mezzo al mare”. A quel punto la decisione di utilizzare un gommone per portare il cetaceo al largo: “Una scelta inutile, quasi una condanna a morte perché, il povero animale non ce la faceva a rimanere a pancia in su, dunque non poteva respirare”. Nelle ore successive la Capitaneria di porto comunica di essere intervenuta nelle acque di Porto Cesareo per riportare al largo un “grampo” già segnalato dalle 5 del mattino. Qui Qualche giorno dopo, sempre da parte della Capitaneria di Gallipoli, la comunicazione del recupero di una carcassa di un delfino morto sempre nelle acque joniche. Qui (Per gentile concessione di Pierangelo ed Elisabetta Catamo, Annalisa Russo, Riccardo Rausa e Walter De Luca). mtar
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