Cronaca Lecce "Casa delle donne", no all'iscrizione all'albo: “Antifascista e pacifista, come un partito politico” L'ufficio servizi sociali del Comune di Lecce: “Nello statuto ricorrono termini come 'antifascismo', 'pacifismo', 'spazio politico'”. La Casa delle Donne di Lecce è assimilabile ... 15/10/2015 a cura della redazione circa 2 minuti L'ufficio servizi sociali del Comune di Lecce: “Nello statuto ricorrono termini come 'antifascismo', 'pacifismo', 'spazio politico'”. La Casa delle Donne di Lecce è assimilabile ad un partito politico, per cui non può essere iscritta all'albo delle associazioni. Questo almeno secondo il parere dell'ufficio servizi sociali del Comune di Lecce che, facendo riferimento alla legge n. 383/2000 che recita “non sono considerate associazioni di promozione sociale, ai fini e per gli effetti della seguente legge, i partiti politici, le organizzazioni sindacali...”, giustifica la scelta citando alcuni passi dello statuto dove ricorrono termini quali “antifascismo”, “pacifismo”, “spazio politico”, “attività politiche”. Un diniego che suscita sgomento nell'associazione, da sette anni impegnata sul territorio nel lavoro di costruzione di momenti e luoghi di libertà femminile. “Un lavoro” spiegano dalla Casa delle donne “che chiamiamo 'politica delle donne', ovvero organizzazione e sensibilizzazione delle donne e della società civile sui temi della violenza, difesa della legge 194 ed altro, ispirata ai valori dell’antifascismo e del pacifismo”. “Abbiamo espresso la nostra più viva protesta di fronte al diniego dell’Ufficio suddetto” spiegano, “contestando che esso è frutto di una lettura distratta e superficiale dello Statuto della LFD e di una sua interpretazione burocratica e distorta. La LFD, che è iscritta dal 2010 all'albo delle Associazioni e movimenti femminili della Regione Puglia - Servizio Politiche di benessere sociale e pari opportunità, non è con ogni evidenza né un partito politico né una organizzazione sindacale, per le finalità e modalità della sua azione sociale”. “Quanto al ricorrere nel suo Statuto delle parole “antifascismo”, “attività politiche”, “spazio politico”, abbiamo obiettato che con il riferimento all'antifascismo, lo statuto della LFD non fa altro che ispirarsi ai valori costituzionali fondativi della Repubblica italiana. Inoltre il termine 'politica' viene evidentemente utilizzato nella sua accezione più ampia, alta e originaria (da polis = città), che è quella di 'agire nella città', promuovere la cittadinanza attiva (nel caso della LFD soprattutto delle donne), costruire reti sociali di donne, attivare processi di democrazia e di autoconsapevolezza”. “Pertanto” concludono “riteniamo il diniego espresso alla nostra iscrizione al Registro regionale delle associazioni di promozione sociale arbitrario e infondato, privo di qualsiasi sostegno legislativo, e ci riserviamo di tutelarci anche attraverso le vie legali”. Nel frattempo la LFD ha inviato una nota di protesta al Presidente della Giunta Regionale, al Sindaco di Lecce e, per conoscenza, ai capigruppo in Consiglio Regionale, alla Consulta Regionale Femminile, alla Commissione regionale per le Pari Opportunità, perché sia fatta chiarezza nel più breve tempo possibile. Accanto alla casa delle donne, che ha pubblicato sui social il proprio comunicato, si schiera intanto buona parte della società civile. Quanto accaduto a Lecce rischia difatti di diventare “un caso”. Sono moltissime in Italia e nel mondo le associazioni analoghe che, fin dagli anni '70, svolgono un lavoro culturale di informazione e sostegno.
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