Società San Cesario Senza casa, vivono in auto. Codici: “Il Comune non assegna l’alloggio promesso” Invitata dal Sindaco, nel corso della trasmissione "Mi manda Rai Tre", a domiciliarsi presso il Comune, la famiglia è stata ritenuta non iscrivibile perché non risulta presente... 28/04/2016 a cura della redazione circa 2 minuti Invitata dal Sindaco, nel corso della trasmissione "Mi manda Rai Tre", a domiciliarsi presso il Comune, la famiglia è stata ritenuta non iscrivibile perché non risulta presente sul territorio. È stata ripresa anche da “Mi manda Rai Tre” la storia dei coniugi Paolo Miggiano e Francesca Astro, i quali, dopo aver subito uno sfratto per morosità a San Cesario di Lecce, nel luglio 2013, hanno dovuto adattarsi a vivere in auto e a trovare ospitalità saltuaria presso parenti e amici, separandosi provvisoriamente dalla figlia di 10 anni, sistemata sin dalla data dello sfratto in casa dei nonni materni. A riprendere la loro storia, Codici Lecce che segnala il diniego del Comune ad iscrivere i coniugi all’anagrafe. “Cadute nel nulla tutte le promesse e rassicurazioni fatte -spiega l’avvocato Stefano Gallotta, segretario di Codici Lecce-, già a seguito dello sfratto, dal Sindaco di San Cesario, Andrea Romano, di trovargli con urgenza una sistemazione abitativa, i signori Miggiano-Astro, erano stati invitati a “Mi Manda Rai Tre” per raccontare la propria storia di grave disagio abitativo e pisco-fisico e dell'abbandono da parte delle istituzioni locali. Nel corso della puntata era intervenuto in studio il Sindaco di San Cesario, il quale aveva rassicurato tutti circa la possibilità di eleggere domicilio presso la casa comunale, onde evitare tale cancellazione dai registri anagrafici e salvaguardare, tra l'altro, la posizione occupata nella locale graduatoria per l'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale, nonché per poter accedere ai servizi primari ed essenziali e riprendere a condurre un'esistenza dignitosa. Pochi giorni fa è giunta una raccomandata dallo stesso Ufficio anagrafe comunale, secondo cui la variazione dell'indirizzo presso la casa comunale, più precisamente presso la fittizia “via della casa comunale n. 12” creata dalla stessa amministrazione, non può essere accolta in quanto “da informazioni assunte dalla locale polizia municipale, le signorie vostre non risultano presenti sul territorio” e non vi sarebbe la loro effettiva dimora presso l'indirizzo dichiarato. È ovvio che, nella loro condizione e stanti le gravi patologie da cui è affetto il signor Paolo, i signori non possono vivere per lungo tempo in un veicolo, in attesa di avere l'assegnazione della casa e, così, sono per forza obbligati a spostarsi laddove trovano amici e parenti disposti ad ospitarli”. La decisione di non iscrivere i due coniugi potrebbe avere conseguenze irreparabili: “Appare inaccettabile porre una famiglia finita, proprio malgrado, in grave difficoltà, dinanzi a un'aberrante scelta tra la salute e la morte civile. Perché tale sarebbe la conseguenza della perdita dell'iscrizione nei registri anagrafici, indispensabile per la salvaguardia e il godimento dei diritti civili basilari di ogni cittadino, quali il diritto alla carta d'identità, al lavoro, alle prestazioni previdenziali, al voto, allo studio, al medico curante e, persino, al pieno godimento dell'assistenza sanitaria nazionale. La legge 833/1978 istitutiva del S.S.N. stabilisce che la prestazione è legata alla residenza e se il senza fissa dimora è affetto da malattie che necessitano di cure continuative (quali le patologie cardiache, tiroidee e diabetiche da cui è affetto il signor Paolo), non vi è possibilità di ricevere alcun trattamento dalla sanità pubblica. Su TV e quotidiani locali il Sindaco ha più volte rassicurato che si stava adoperando per risolvere positivamente il problema, anche con l'assegnazione in via di urgenza di un alloggio per questa famiglia, ma ad oggi non si è andati oltre le promesse e questa ulteriore presa di posizione lascia sconcertati e non fa che aggravare il problema”.
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