Sanità Lecce Tubercolosi, Hiv e sifilide: preoccupazione nel Salento I medici della Asl parlano di un irresponsabile aumento di casi di malattie sessualmente trasmissibili. Tra le cause il “turismo-spazzatura”. Tubercolosi, sifilide e Hiv: preoccupazione t... 14/10/2016 a cura della redazione circa 1 minuto I medici della Asl parlano di un irresponsabile aumento di casi di malattie sessualmente trasmissibili. Tra le cause il “turismo-spazzatura”. Tubercolosi, sifilide e Hiv: preoccupazione tra i medici salentini che testimoniano un aumento di casi nella provincia di Lecce negli ultimi due anni. In tutto il territorio gli ambulatori della Asl accolgono ad oggi circa 250 pazienti, di cui almeno 15 al Fazzi, registrando in media 2-3 decessi all’anno. Come riferito dall'associazione di volontariato Salute Salento, nel 2014, l’anno del boom, nel reparto infettivi di Lecce sono stati ricoverati 19 soggetti affetti da Tbc, di cui 11 stranieri. Nel 2015 gli stranieri con Tbc al Fazzi sono stati 8. Nel 2016 fino a settembre, i casi acuti sono stati 9. Gli infettivologi la chiamano “recrudescenza” e tra le cause si ipotizza che sia proprio il “turismo-spazzatura” dei tossicodipendenti a favorire la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili. Non a caso, riferiscono i medici, l'impennata dei ricoveri per Hiv e sifilide si registra in estate e a settembre. Tuttavia, non sono esenti gli anziani: l’anno scorso vi furono tre casi di soggetti sieropositivi, non più giovani, che dalla Lombardia e dalla Liguria con la famiglia si stabilirono nel Salento. Le indicazioni più evidenti -come riferito da Salute Salento- si concentrano però "sui dilaganti rapporti omosessuali, sulla mancanza di misure di prevenzione e sulla non conoscenza dei rischi. Il piacere, la vita sessuale libera e sfrenata, sarebbero secondo i medici del Fazzi, tra le cause della diffusione dei virus". L’altro motivo di preoccupazione arriva dalla tubercolosi bacillifera, veicolata soprattutto dagli immigrati che verosimilmente si contagiano per via delle carenti condizioni igienico-sanitarie. «Il problema serio è la Tbc (una malattia che si credeva ormai debellata) – spiega il primario del Fazzi Anacleto Romano – Molti dei ricoverati sono extracomunitari e di colore. Noi li ricoveriamo in isolamento, li negativizziamo, poi escono dall’ospedale e magari non hanno il medico curante che li segua nei 6 mesi successivi. Oppure non hanno la possibilità di avere i farmaci, non fanno la terapia orale perché non ci pensano più e quindi contagiano qualcuno».
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