Economia e lavoro Trepuzzi 

Banche: Nessun credito per Omfesa. Ma la politica non ci sta

Gli istituti di credito ribadiscono la loro intenzione di non concedere alcun prestito all’azienda di De Leo. Simona Manca, vicepresidente della Provincia, è sgomenta. “Il dinieg...

Gli istituti di credito ribadiscono la loro intenzione di non concedere alcun prestito all’azienda di De Leo. Simona Manca, vicepresidente della Provincia, è sgomenta. “Il diniego delle banche non ha senso”, è stato il commento a caldo della numero due di palazzo dei Celestini alla notizia dell’ennesimo no alla concessione di un prestito all’azienda che si occupa delle commesse di Trenitalia, in crisi di liquidità da oramai tanto tempo.  A pesare sulla decisione degli istituti di credito è probabilmente l’inchiesta giudiziaria aperta da Cataldo Motta. Omfesa, che si è rivelata inaffidabile al punto di non riuscire a portare a termine neanche le commesse già ottenute per mancanza di liquidità, è infatti finita al centro di una delicata inchiesta giudiziaria finalizzata a capire se la gestione economica sia stata sempre lineare. Una serie di episodi, non ultimo la scomparsa dei fondi pensione di alcuni operai, hanno gettato una luce inquietante sull’azienda. Non solo, perché – almeno secondo alcuni operai – la responsabilità di questa impossibilità di ottenere una nuova linea di credito, indispensabile per la ripresa delle attività produttive, sarebbe da attribuire proprio alla dirigenza De Leo. “Lo abbiamo sentito con le nostre orecchie” racconta un operaio che preferisce non comparire “lo hanno detto chiaramente i dirigenti delle banche interpellate: finché c’è De Leo non sganciamo un soldo”. Sia vero o falso, sta di fatto che al momento chi paga il prezzo più alto di questo ennesimo rifiuto sono proprio gli operai, senza lavoro. La reazione della politica, che pure in questa vicenda ha più volte cercato di intervenire, è adesso molto dura. Continua la vicepresidente Manca: “L'impressione è che l'inchiesta sia un comodo pretesto per gli istituti di credito per defilarsi da questa vicenda. Solo così si comprendono, peraltro, i ritardi e gli indugi di questi mesi”. Ancora più secco l’intervento di Alfredo Mantovano, parlamentare Pdl che chiede al Prefetto di convocare velocemente le banche per chiedere chiarimenti: “Parte di quelle banche che, dopo una gestazione e un travaglio durati per mesi, avevano concordato un piano di finanziamento, quindi sulla base di garanzie accertate e ribadite, si tirano indietro non per provvedimenti giudiziari notificati, né per sopravvenute difficoltà dell'azienda, né per revoca di commesse, ma solo per indiscrezioni di stampa ipotizzano l'apertura di indagini a carico dell'amministratore. Pare quasi che qualche istituto di credito non vedesse l'ora di trovare un pretesto per mandare tutto all'aria.  Chiedo al Prefetto di Lecce, che con pazienza ha seguito finora la vicenda, di ricorrere a un supplemento di pazienza per convocare ad horas le banche che hanno sottoscritto l'impegno al finanziamento. Le chiedo altresì di adoperare i suoi poteri per accertare se le notizie di procedimenti penali a carico di rappresentanti dell'Omfesa attengano al merito creditizio; cosa che - immagino - la procura di Lecce potrà riferire, senza ledere il segreto di eventuali indagini. Chiedo, in definitiva, che chi si assume la grave responsabilità di far fallire un'azienda che ha surplus di lavoro commissionato, e di gettare decine di lavoratori in mezzo a una strada, emerga incontestabilmente a un tavolo istituzionale per quello che è”.

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