Economia e lavoro Casarano 

Sel: “Ecco la verità sul caso Filanto”

Dopo la svolta di questa mattina il consigliere regionale di Sel, Antonio Galati e la segretaria del circolo Sel di Casarano, Patrizia Cristaldi hanno deciso di intervenire per fare chiarezza sulla vi...

Dopo la svolta di questa mattina il consigliere regionale di Sel, Antonio Galati e la segretaria del circolo Sel di Casarano, Patrizia Cristaldi hanno deciso di intervenire per fare chiarezza sulla vicenda. Quattro punti di verità sul caso Filanto. Sulla vicenda dell’azienda che questa mattina ha raggiunto un punto di svolta hanno voluto intervenire il consigliere regionale Antonio Galati (Sel) e la segretaria del circolo Sel di Casarano, Patrizia Cristaldi con alcune precisazioni che “fanno chiarezza rispetto ad una serie di interpretazioni (imprecise o interessate) della situazione attuale nel calzaturiero casaranese”. “Primo punto: La responsabilità del pasticcio che ci si trova oggi a sbrogliare è della Filanto, che ha preso altre strade rispetto a quelle concordate, senza avvertire istituzioni e sindacati. La situazione attuale, di incertezza per i lavoratori e di nebulosità nei piani industriali, è da addebitare all'azienda e alla sua decisione unilaterale di ritirare le richieste di concordato preventivo (o, in qualche caso, di non presentarle affatto); una decisione che ha interrotto senza alcun confronto preventivo un percorso che era stato concordato nelle sedi istituzionali con le parti sociali. Secondo punto: Il caso dei 600 lavoratori ‘scoperti’ è quasi disperato: le istituzioni stanno lavorando per produrre un miracolo, visto il quadro normativo attuale. Occorrono grande creatività giuridica e uno sforzo condiviso di ricerca per individuare misure capaci di reintegrare il reddito (anche a posteriori) dei 600 lavoratori interessati a questa fase di blocco forzato del lavoro e quindi del salario. Terzo punto: Nessuna crisi sospende il diritto al salario; senza il ‘miracolo’ delle istituzioni, i lavoratori possono rivalersi sull'azienda. Quarto punto: La crisi del calzaturiero salentino è irreversibile sui grandi numeri: bisogna lavorare alla ricollocazione delle maestranze. La storia industriale degli ultimi vent'anni nel basso Salento ci mostra una verità incontrovertibile: all'inizio degli anni '90 la Filanto era un gigante calzaturiero che occupava circa 3.300 unità lavorative; oggi il cluster Filanto dà lavoro a un quindicesimo di quella forza-lavoro e sarà difficile incrementare la dote occupazionale. Inoltre il management passato possedeva una forza e un carisma oggettivamente superiori a quello presente. Tutte considerazioni che devono spingere le istituzioni (e la Regione in particolare) a camminare su due gambe: la prima gamba è l'Assessorato al Lavoro, che deve ricercare quell'auspicabile ‘miracolo’ di sostegno al reddito dei lavoratori; la seconda gamba è l'Assessorato allo Sviluppo economico, che deve lavorare ad una riqualificazione non solo del settore, ma anche e soprattutto delle maestranze: bisogna aprire nuovi spazi, esplorare nuovi campi, sfruttare le opportunità che possono aprirsi in filiere ancora parzialmente vergini, non delocalizzabili e ad elevato valore aggiunto, come - ad esempio - quelle dei rifiuti. Si tratta di un'opera diversa, i cui frutti probabilmente non si vedranno nei prossimi giorni, ma ancor più necessaria. Sul caso dei lavoratori Filanto la politica deve rispondere a due domande. La prima, importante, è: “Cosa succederà l'1 gennaio 2014?”. Ma la seconda, essenziale, è: “Cosa succederà l'1 gennaio 2020?”. 

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