Economia e lavoro Cavallino L'Unieuro di Cavallino diventa Expert, ma senza i 37 dipendenti: è emergenza occupazione L'operazione finanziaria taglia fuori i 37 dipendenti dell'Unieuro di Cavallino: chiusura imminente. Lavoratori sul piede di guerra. Un'operazione commerciale di alto livello, una holding company, c... 19/06/2014 a cura della redazione circa 3 minuti L'operazione finanziaria taglia fuori i 37 dipendenti dell'Unieuro di Cavallino: chiusura imminente. Lavoratori sul piede di guerra. Un'operazione commerciale di alto livello, una holding company, che avrebbe dovuto far diventare Uniero concorrenziale rispetto al colosso Mediaworld. Una buona prospettiva per i dipendenti del punto vendita di Cavallino, almeno fino a quando non hanno ricevuto la ferale notizia: Unieuro chiude e i dipendenti sono fuori. Un fulmine a ciel sereno per i 37 lavoratori, che adesso rischiano invece di rimanere senza lavoro. “E’ l’ennesima mazzata al già martoriato Sud, dove la disoccupazione ha sforato di gran lunga ormai qualsiasi dato nazionale” spiegano i dipendenti. “A farne le spese saranno 37 lavoratori e quindi 37 famiglie, che si vedranno costretti a inventarsi un altro lavoro, in una terra dove il lavoro non c’è”. Fino al dicembre del 2013 gli scenari sembravano in effetti essere altri: nasceva la holding company, Italian Electronics, che prendeva in proprietà SGM S.r.l. Marcopolo Expert e Unieuro S.r.l., materializzandosi così un vero e proprio colosso in Italia nel settore della distribuzione di prodotti elettronici di consumo, con eccellenti prospettive di crescita e forte di un fatturato consolidato di circa 1,4 miliardi di euro. L’unione delle due aziende non aveva però fatto i conti con il parco commerciale di Cavallino, dove vi sono due negozi, uno all’interno del centro commerciale (Marcopolo Expert.) e l’altro all’esterno di esso (Unieuro). Una incompatibilità che all'inizio non sembrava essere un problema, dal momento che l'azienda aveva assicurato che in caso di eventuali sovrapposizioni (non ultima quella di Cavallino) bastava che i rispettivi negozi fossero auto-sostenibili, previo un ragionevole periodo di allineamento. “Propositi tanto chiari quanto inaspettatamente disattesi” continuano i dipendenti. “Infatti lo scorso 6 giugno l’azienda, riunita in assemblea plenaria con i dipendenti, presso il negozio Unieuro di Cavallino, è giunta alla determinazione di mettere il lucchetto al negozio Unieuro”. L’incubo della cassa integrazione a zero ore, senza una reale possibilità di reintegro, si prospetta dunque all'orizzonte per le 37 famiglie. “Perdere il posto di lavoro oggi” aggiungono ancora, “purtroppo significa entrare nel limbo dell’indigenza, dove la mancanza di possibilità e prospettiva priva i lavoratori e le famiglie non solo dell’impiego, non solo del reddito, ma di una cosa ben più grave e in-quantificabile: il diritto alla dignità, propria e dei propri figli. Siamo al SUD, nel pieno di una crisi smisurata, in un territorio martoriato da sempre, dove la disoccupazione tocca picchi da capogiro. Perdere un posto di lavoro qui, pesa cento volte di più di un tragico licenziamento in altre aree geografiche”. “Riteniamo, quindi, inaccettabile tale decisione” concludono, “anche perché il nuovo colosso nazionale nella distribuzione di elettronica, che si fregia di numeri enormi e che punta alla quotazione in Borsa entro due anni, che vanta una sicura solidità di utili di bilancio e che si prepara al lancio pirotecnico del nuovo brand mediante una massiccia campagna pubblicitaria, non può rinunciare a un presidio così strategico; piuttosto dovrebbe incoraggiare alla ripresa e all'auto-sostenibilità del negozio, utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione”. I lavoratori, prima di mettere in piedi una formale vertenza, si appellano dunque all'azienda e alla politica, “perché sia trasversalmente protagonista insieme a noi e alle nostre famiglie, per contrastare in ogni modo l’impoverimento e l’esclusione sociale, creando condizioni di dignità, evitando di scaricare sul contribuente il gravoso onere della povertà indotta da discutibili scelte manageriali, riportando le imprese al dialogo costruttivo e alla responsabilità sociale”.
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