Ambiente Melendugno Otranto Tap, il parere: “Spostare il gasdotto da Melendugno a Brindisi non è la soluzione migliore” Il geologo e consulente ambientale, Francesco Magno, senza nessuna intenzione di alimentare polemiche sulla localizzazione dell’opera, dice la propria sullo spostamento nell’area brindisin... 03/12/2015 a cura della redazione circa 4 minuti Il geologo e consulente ambientale, Francesco Magno, senza nessuna intenzione di alimentare polemiche sulla localizzazione dell’opera, dice la propria sullo spostamento nell’area brindisina. Non intendo entrare nella polemica della localizzazione della condotta della Tap, che poco ha a che fare con la situazione ambientale che il territorio di Brindisi si trova a subire da decenni e che, comunque, si incrementerà proprio in virtù dell’arrivo della Tap, sia che il metanodotto venga da S. Foca/Melendugno che, dall’area industriale di Brindisi. In ambedue i casi il punto di arrivo del metanodotto è presso la “sottostazione” di Brindisi in contrada Pignicedda/Conella, posta a circa 500 m. in linea d’aria dal Quartiere S. Elia. È necessario rammentare che tale “sottostazione” costituisce già oggi un “punto sensibile” all’inquinamento atmosferico in quanto è sede dell’arrivo di 2 metanodotti da Palagiano, uno del diametro di 18’’pollici da S. Vito dei Normanni ed uno da 42’’ da Mesagne e dalla partenza di 4 metanodotti di cui 2 per la zona industriale di Brindisi ed i restanti per le tratte Brindisi-Maglie e Brindisi-Arnesano. Ben 6 metanodotti in un’area ristretta e priva di monitoraggio per le c.d. “emissioni fuggitive” e posta in prossimità di un quartiere popoloso quale è S. Elia. A ciò si aggiunga l’arrivo del metanodotto della TAP, di ben 56’’ di diametro, così come rilevato dalla planimetria della stessa Snam Rete Gas, allegata alla richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per il tracciato Melendugno-Brindisi. Infine, se pur in termini dubitativi, Brindisi/Conella potrebbe anche essere sede dell’arrivo del metanodotto “Poseidon” ad oggi autorizzato solo per l’approdo ad Otranto. È rilevante il fatto che sulla “sottostazione” di Brindisi si verranno a concentrare ben 7/8 metanodotti, in un’area ristretta e potenzialmente in grado di “contaminare” con emissioni fuggitive ed in particolare, con i pericolosi “componenti in tracce” del gas naturale. Questo sito “sensibile” va ad aggiungersi alle “criticità ambientali” che Brindisi già presenta e che ha evidenziato lo stesso Presidente della Regione, in un recente incontro a Brindisi relativo al riordino delle Autorità portuali. Criticità ambientali che non si risolvono ipotizzando la riconversione a “gas naturale” della centrale Enel di Cerano, destinata dal mercato e dai futuri scenari energetici a chiudere definitivamente, in quanto in esercita mediante combustibili fossili, siano questi carbone e/o metano. E’ lodevole che il Presidente Emiliano indente migliorare la situazione ambientale di Brindisi, Taranto e della Puglia in genere, ma ciò non può avvenire ipotizzando una riconversione della sola centrale Enel di Cerano che, non avverrà mai; il Presidente ha gli strumenti normativi per farlo e che sono: il PEAR ( Piano Energetico Ambientale Regionale) ed il PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, entrambi rappresentano un’evoluzione normativa e racchiudono enormi potenzialità per abbattere la CO2, senza far ricorso al “metano”. Il Presidente Emiliano valuta, correttamente, ma solo teoricamente, la possibilità di poter abbattere le oltre 19.000 Kton di CO2 prodotte dal polo energetico brindisino, utilizzando il metano della TAP; sfugge però al Presidente che le “Linee guida” per la progettazione e localizzazione di impianti ad energie rinnovabili, riportate nel PPTR, permettono di installare ancora in Puglia circa 1.600 MW di eolico e 1.131.005 MW di biomassa e quindi di ridurre notevolmente l’emissione di CO2. Basterebbe che la Regioni incentivi la produzione di impianti per la “conversione” (non combustione!) della enorme quantità di “biomassa” presente in Regione (fra cui anche i rifiuti organici) per ottenere un totale abbattimento della CO2, oltre ad altri benefici annessi. Devo ammettere che da anni ormai sono ossessionato da due numeri, uno dei quali “mobile” che sempre più si avvicina a quello “fisso”; tali numeri rappresentano la concentrazione di CO2 in atmosfera ed in particolare quello fisso, definito in 450 ppm di CO2 raffigura la concentrazione dell’irreversibile disequilibrio ambientale, ove non sarà più possibile tornare indietro. Periodicamente mi collego al sito http://co2now.org/ per verificare l’andamento dei due numeri ed oggi il sito riferisce che la concentrazione del valore “mobile” ad ottobre del 2015 è pari a 398,29 ppm (ppm-parti per milione), con un incremento rispetto all’ottobre del 2014 (395,95 ppm) ed uno, ancor più rispetto all’ottobre del 2013 (393,66 ppm). Non essendo uno statistico non mi avventuro in proiezioni temporali ma, in maniera elementare rilevo che con tale progressione in circa 20 anni raggiungeremo la fatidica concentrazione di 450 ppm., riconosciuta come quella relativa al non ritorno dell’equilibrio atmosferico (aumento temperatura, modifiche correnti oceaniche, ecc.) E’ vero che il “problema” è globale, così come si discute in questi giorni a Parigi, ma anche la Puglia , pur essendo già virtuosa (a prescindere dai danni arrecati col fotovoltaico selvaggio) può ulteriormente contribuire, incentivando le energie rinnovabili da eolico (mini e micro in particolare), da biomassa ed anche da “moto ondoso” e “geotermia a bassa entalpia”, queste ultime due non annoverate nel PPTR, come rinnovabili. prof. dott. Francesco Magno geologo-consulente ambientale Fonte: Brindisisette.
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