Cronaca Calimera 

Tragedia a Milano, trovato senza vita poliziotto penitenziario salentino

L'uomo, originario di Calimera, si sarebbe suicidato nel garage di casa. Cordoglio del sindacato Sappe. Sgomento a Milano per il ritrovamento del corpo senza vita di un agente penitenziario. L'uomo...

L'uomo, originario di Calimera, si sarebbe suicidato nel garage di casa. Cordoglio del sindacato Sappe. Sgomento a Milano per il ritrovamento del corpo senza vita di un agente penitenziario. L'uomo, P.C. Di 45 anni era originario di Calimera e lavorava alla Casa Circondariale di Opera come impiegato al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti. Il poliziotto, in servizio da più di 20 anni, è stato ritrovato nel garage di casa: per l'insano gesto ha utilizzato la sua pistola d'ordinanza. Ne dà notizia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Tragedie che ogni volta che si ripetono determinano in tutti noi grande dolore e angoscia. E ogni volta la domanda che ci poniamo è sempre la stessa: si poteva fare qualcosa per impedire queste morti? Si poteva intercettare il disagio che caratterizzava questi uomini e, quindi, intervenire per tempo? - scrive Capece che sottolinea “allo stato non è possibile dire quali siano state le ragioni che hanno portato l’uomo a questo tragico gesto, e quindi non sappiamo se possano eventualmente esseri anche ragioni professionali. Certo è che è luogo comune pensare che lo stress lavorativo sia appannaggio solamente delle persone fragili e indifese mentre il fenomeno, colpisce inevitabilmente anche quelle categorie di lavoratori che almeno nell’immaginario collettivo ne sarebbero esenti, ci riferiamo in modo particolare alle cosiddette “professioni di aiuto”, dove gli operatori sono costantemente esposti a situazioni stressogene alle quali ognuno di loro reagisce in base al ruolo ricoperto e alle specificità del gruppo di appartenenza. Il riferimento è, ad esempio, a tutti coloro che nell’ambito dell’Amministrazione di appartenenza spesso si ritrovano soli con i loro vissuti, demotivati e sottoposti ad innumerevoli rischi e ad occuparsi di vari stati di disagio familiare, di problemi sociali di infanzia maltrattata ovvero tutto quel mondo della marginalità che ha bisogno, soprattutto, di un aiuto immediato sulla strada per sopravvivere”. “L’Amministrazione Penitenziaria non può continuare a tergiversare su questa drammatica realtà”, conclude Capece. “Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”.

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