Salute Sette Lecce Le tante forme di “colite” da distinguere per curarle. L’insidiosa colite microscopica Con il presidente dell’Ordine dei Medici, chirurgo specialista dell’apparato digerente, dottor Donato De Giorgi, facciamo chiarezza sulla sindrome del colon irritabile e sull’impropr... 12/10/2018 a cura della redazione circa 6 minuti Con il presidente dell’Ordine dei Medici, chirurgo specialista dell’apparato digerente, dottor Donato De Giorgi, facciamo chiarezza sulla sindrome del colon irritabile e sull’improprio utilizzo del termine “colite”. Si fa presto a dire colite, ma in realtà il termine popolare, che indica un’infiammazione del colon o del secondo tratto dell’intestino crasso, è troppo generico. Sì, perché se ci si attiene a questa parola, ci sarebbero circa dieci forme diverse tra di loro (per gravità e cure) di coliti. I profani fanno rientrare tra le coliti anche la sindrome dell’intestino irritabile e la malattia di Crohn (malattia infiammatoria cronica dell’intestino). Il termine colite è utilizzato dai non addetti ai lavori per coprire tutta una serie di patologie molto differenti tra loro, ma soprattutto per indicare la sindrome del colon irritabile. Oggi facciamo chiarezza e sgombriamo il campo da tutti i dubbi grazie all’aiuto del dottor Donato De Giorgi, Presidente dell’Ordine dei Medici e chirurgo specializzato sulle problematiche dell’apparato digerente. INTERVISTA AL DOTTOR DONATO DE GIORGI, DIRETTORE DI CHIRURGIA DELL’OSPEDALE DI COPERTINO, GASTROENTEROLOGO E CHIRURGO DELL’APPARATO DIGERENTE Dottore, con il termine “colite” ci autodiagnostichiamo patologie che in realtà sono tutt’altro. Possiamo fare un po’ di chiarezza? “Quella che prima veniva definita colite ha diverse specificazioni, che devono essere distinte, perché diagnosi, prognosi e terapia cambiano radicalmente a seconda dei casi. La ‘colite spastica’, definita così in passato, non è altro che la ‘sindrome del colon irritabile’, come viene correttamente definita oggi. Si tratta di una patologia frequentissima, che non riguarda esclusivamente il colon, ma è una particolare suscettibilità del tratto terminale dell’apparato digerente a tutta una serie di stimoli che lo irritano”. Quali sono gli stimoli negativi che irritano il colon? “Si parte da una cattiva alimentazione, ma influisce tantissimo anche lo stress, perché determina una ‘contrazione incoordinata’ del colon: anziché essere un’onda peristaltica, che fa progredire il materiale dal passaggio della bocca fino all’ano. La contrazione caotica genera spasmo e dolore. Un altro sintomo tipico è il meteorismo, che alle volte può essere dovuto a un fatto biologico. Noi abbiamo il colon abitato da miliardi di batteri (il microbiota intestinale), ma alcuni di questi possono prendere Il sopravvento e diventare patogeni”. Quali batteri prendono il sopravvento? “Quelli che metabolizzano il glucosio: questo determina un’alterazione del loro metabolismo, produzione di gas e sovradistensione del colon, soprattutto in alcuni punti (a destra e a sinistra in particolare). Tutta una serie di altre parti del corpo possono essere interessante da questo problema. Il terzo sintomo del colon irritabile è la stipsi, che è molto più frequente quando si ha un problema di questo tipo, ma spesso il sintomo è la diarrea prolungata. Bisogna distinguerla dalla diarrea alimentare, che può durare anche 5 giorni, o da altri tipi di diarrea. Quando questo problema si protrae per troppo tempo, bisogna indagare se ci sono eventuali infezioni latenti o se si tratta di un problema legato al metabolismo o all’incordinazione nervosa. Il colon ha due plessi nervosi, che avvolgono tutto e lo fanno contrarre solitamente nella maniera più idonea, quando tutto funziona bene”. Quindi, attenzione a non chiamare colite patologie ben diverse... “Spesso chiamiamo colite, nel senso di sindrome del colon irritabile, patologie che non c’entrano nulla con questo problema. Alla diagnosi di sindrome da colon irritabile si deve arrivare solo alla fine, dopo aver escluso tutta una serie di patologie. Non si può subito, sulla base di sintomi come la diarrea prolungata, diagnosticare la sindrome del colon irritabile”. Quali malattie bisogna escludere innanzitutto? “Dobbiamo escludere che si tratti di malattie croniche intestinali: principalmente la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Queste sono le prime malattie da escludere, che sono da trattare in maniera totalmente diversa rispetto alla patologia che oggi stiamo prendendo in considerazione. Qualche volta i sintomi del colon irritabile nascondono malattie molto più gravi come le neoplasie, perché anche i tumori possono causare stipsi, dolore, diarrea e altro. Ecco perché la diagnosi non può essere superficiale. Poi ci sono tutta una serie di coliti rare”. Quindi un bravo specialista procede per esclusione? “Esatto, perché la rarità molto spesso è uguale a ignoranza, cioè non conoscenza di determinate patologie: oggi si sono fatti molti passi in avanti. Per esempio, c’è un grosso capitolo di coliti microscopiche, che sono state approfondite da pochi anni dalla scienza, e si diagnosticano sulla base dei sintomi e di una colonscopia unita alla biopsia. Si chiamano coliti microscopiche perché apparentemente la mucosa sembra normale. Soltanto con la biopsia, mettendola sotto il microscopio e studiandola, si scopre questa patologia”. Quando si sospetta una colite microscopica, la colonscopia è imprescindibile? “La colonscopia è un esame invasivo che può determinare complicanze, ma è un esame preziosissimo. Bisogna farlo quando c’è una familiarità con una determinata patologia, se si manifestano sintomi importanti e quando si superano i 45 anni, la di può utilizzare come screening oncologico. Ma non in tutti i casi si deve ricorrere a questo esame. In un giovane che non ha segni che facciano sospettare una colite ulcerosa o il morbo di Crohn si può evitare di ricorrere a esami invasivi. Però possiamo approfondire, anche in questo caso, con un esame delle feci, che è preziosissimo in quanto ci consente di capire se ci sono sovrainfezioni batteriche, germi e parassiti (che possono abitare nel colon a lungo senza essere visti). Oggi non sono rare le infezioni da consumo di pesce crudo: in questo casi possono esserci delle microperforazioni. Gli esami delle feci sono utilissimi anche per fare un esame chiamato calprotectina fecale, che può dirci se siamo di fronte a un sospetto morbo di Crohn o a una sospetta colite ulcerosa. Dunque, prima di arrivare alla colonscopia, bisogna capire se l’esame sia necessario o meno. Se i valori sono normali e siamo di fronte a una sindrome del colon irritabile, che può essere dovuto anche a un fattore occasionale, uno stress acuto, iperperistalsi o una forma di diarrea, non c’è bisogno di compiere esami invasivi nei soggetti molto giovani. Comunque la diagnostica è come un puzzle: non c’è mai un tassello che possa dire tutto. Bisogna mettere insieme tanti tasselli e bisogna conoscere tante patologie che prima si ignoravano, come la colite microscopica. Solo quando si conosce la colite eosinofila la si vede!”. Quindi oggi abbiamo appreso che il termine colite è troppo vago... “Sì, perché la colite microscopica, ad esempio, si cura in maniera totalmente diversa: con il cortisone. Cosa che non si può fare per la sindrome del colon infiammato”. Come si cura il colon irritato? “Con degli antispastici e con dei farmaci che aiutano il trofismo dei nervi: ad esempio con la vitamina B-6. L’antispastico viene associato a un sedativo per combattere tensione e stress. A questo dobbiamo aggiungere una sana alimentazione. Bisogna intervenire anche sulla situazione biologica del colon dando tanti probiotici capaci di cambiare completamente la flora intestinale. Ricordiamoci che ci sono tante forme di coliti (ad esempio acute, ischemiche, diverticolari) molto differenti tra loro e quindi da curare in modi differenti”. Gaetano Gorgoni
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