Salute Sette Casarano Nelle sale operatorie di Casarano la “chirurgia della parete” all’avanguardia Oggi parliamo tecnica di plastica dell’ernia inguinale in laparoscopia (TAPP - trans abdominal pre-peritoneal ) e di tutta una serie di operazioni in laparoscopia svolte dall&r... 23/03/2019 a cura della redazione circa 6 minuti Oggi parliamo tecnica di plastica dell’ernia inguinale in laparoscopia (TAPP - trans abdominal pre-peritoneal ) e di tutta una serie di operazioni in laparoscopia svolte dall’équipe della dottoressa Stefania Romano, che rappresentano un’eccellenza capace di dare un grande contributo alla rete della Chirurgia salentina. È vero che sono stati trasferiti i reparti di Pediatria, Chirurgia Pediatrica e Ginecologia, ma la Chirurgia dell’Ospedale “Ferrari” di Casarano, che dal 14 luglio 2018 è diretta dalla dottoressa Stefania Romano, è stata rinforzata con giovani chirurghi esperti e preparati e coadiuvata da un gruppo forte di infermieri di reparto e sala operatoria e di anestesisti. Questi ultimi in particolare sono tra i principali protagonisti della tecnica Tap block ecoguidata, tecnica avanzata per ridurre sempre di più il dolore post-operatorio. Sta nascendo un nuovo padiglione, ma quello che è importante registrare nel nostro “viaggio informativo-sanitario” casaranese è che qui gli accessi sono tantissimi, anche nel weekend. Questo ospedale serve un territorio che ha 200 mila potenziali utenti (da Leuca a Casarano, in linea d’aria, non ci sono ospedali: quello di Gagliano è stato chiuso. L’ospedale di Tricase gestisce la parte est). “Geograficamente siamo al centro di una popolazione numerosissima. Abbiamo dunque un ruolo centrale nella rete chirurgica salentina. Il paziente che si deve operare ha un accesso diretto in questo reparto: sia grazie al potenziamento delle visite ambulatoriali che all’accesso diretto al Pronto Soccorso e al servizio offerto al 118”. I posti letto disponibili in Chirurgia sono 30: è il secondo ospedale per capienza dell’ASL, dopo Lecce (che ne ha 40). A piccoli passi la Chirurgia casaranese si rinforza sempre di più e il reparto tirato a lucido e rinnovato testimonia la voglia di fare il massimo . La strategia regionale è quella di costruire una rete efficiente diretta da chirurghi di lungo corso con notevole esperienza e preparazione. Gli interventi al colon, difetti di parete addominale (ernie e laparoceli) , cistifellea, tumori e interventi d’urgenza qui si affastellano giorno dopo giorno. “Siamo a quota 250 interventi dal rientro delle vacanze di gennaio a oggi. Qui siamo in grado di fare anche la chirurgia Open con giovani che si sono formati in diversi centri del mondo. Naturalmente non abbiamo i numeri dei piccoli interventi ambulatoriali che facciamo alcuni giorni e che sono tantissimi” - sottolinea la direttrice del reparto. LA CHIRURGIA DELLA PARETE La sigla ricorda qualcos’altro, ma poco importa: qui parliamo di chirurgia della parete con TAPP, una tecnica che si pratica in laparoscopia (tecnica chirurgica mini-invasiva impiegata per osservare e intervenire sugli organi direttamente all’interno dell’addome attraverso una strumentazione miniaturizzata. Il vantaggio è che, invece delle classiche cicatrici, ci sono solo i ricordi di piccoli fori e ci si mette subito in piedi. “Chirurgia della parete vuol dire oggi Chirurgia di tutti i difetti della parete addominale: ernie, laparoceli, perfino alcune ernie inguinali, bilaterali e monolaterali dei pazienti che fanno attività sportiva (che hanno l’esigenza di rimettersi subito in piedi), le diastasi dei muscoli retti (che si identificano con gonfiori addominali, capaci di procurare disagi di vita importantissimi- ne abbiamo parlato in un precedente servizio ndr) e una serie di altre problematiche - spiega la dottoressa Stefania Romano - È chiaro che l’intervento chirurgico tradizionale, con un piccolissimo taglio, in alcuni casi, dev’essere praticato (ad esempio, nel caso di ernie grandissime), ma anche la chirurgia classica qui la adoperiamo con tecniche mini-invasive. Gli interventi mini-invasivi che pratichiamo in questa Unità Operativa durano di più, ma il recupero è più rapido: alcuni pazienti sono già in piedi qualche ora dopo”. ANESTESIA CON IL TAP BLOCK “Il Tap Block serve a bloccare il dolore della parete addominale - spiega l’anestesista Intervistato - Si chiama, per esteso, transversus abdominis plane perché la parete addominale ha dei piani e noi sappiamo che in un piano decorrono tutti i nervi che poi vengono verso la parete addominale. Il Tap block è ecoguidato con un ecografo di buona qualità: si arriva con l’ago monitorandolo all’interno di questo piano, sempre in visione, perché subito dopo c’è il peritoneo, e si iniettano delle quantità prestabilite di anestetico, sulla base delle caratteristiche del paziente. Bisogna farlo in quattro posizioni per bloccare la parete addominale superiore e inferiore”. Naturalmente, se bisogna intervenire su delle etnie inguinali, si fa su un quadrante solo. Si interviene con questa tecnica nella fase preoperatoria, quando il malato è già addormentato, in maniera sterile ed ecoguidato. INTERVISTA AL DIRETTORE DEL U.O.C. DI CHIRURGIA DEL “FERRARI” DI CASARANO, DR. STEFANIA ROMANO Dottoressa, il vantaggio delle tecniche mini-invasive che adoperate qui è sul piano estetico, del recupero fisico e del dolore, vero? “C’è un recupero velocissimo. Il dolore è minore grazie alle tecnologie avanzate che adoperiamo, tra le quali il Tap block. Si tratta del blocco del dolore dell’addome, che viene fatto dall’anestesista preoperatoriamente. È chiaro, però, che bisogna avere in squadra anestesisti specializzati in queste tecniche”. Per la chirurgia della parete il ruolo dell’anestesista super specializzato è fondamentale... “Sì, perché quando si pratica la laparoscopia parliamo di una Chirurgia importante e difficile, che prevede un addormentamento profondo del paziente in modo da poter lavorare con basse pressioni addominali. Quando si fa la laparoscopia, si introduce una specie di tubicino che si chiama ‘trocar’ e per aumentare lo spazio interno si utilizza l’anidride carbonica, che dà grandi risultati estetici (migliora la parete dopo la laparoscopia grazie all’anidride carbonica che passa nell’addome). La parete dev’essere molto rilassata: si può lavorare a delle pressioni addominali piuttosto basse, così si riduce il dolore post-operatorio. È fondamentale per questo il lavoro di squadra: noi siamo affiatati con i nostri anestesisti. La chirurgia laparoscopica prevede una sinergia strettissima tra chirurgo e le altre figure professionali che svolgono le attività correlate. Tutta la squadra deve sapersi muovere come un unico organismo”. Esiste anche un vantaggio economico determinato dal recupero più veloce del paziente, vero? “Riduci i costi di degenza in ospedale e a casa, meno assenza dal lavoro. Un nostro paziente è tornato in bicicletta a tre giorni da un intervento per un’ernia bilaterale. I pazienti si alimentano fin dalla sera stessa dell’intervento chirurgico. I costi solo apparentemente sembrano maggiori, perché c’è bisogno di usare strumentazione tecnologicamente avanzata. In alcuni casi utilizziamo dei mini-ferri col diametro di due millimetri della mini-chirurgia, senza nemmeno l’uso del trocar, con dei risultati estetici incredibili”. Possiamo dire che Casarano offre una chirurgia al passo con le nuove tecniche e tecnologie, vero? “Certo, facciamo anche diversi tipi di chirurgia: colon, mammella, tiroide e tanto altro. Nei casi di pazienti con più cormobilità, o con una chirurgia laparoscopica di resezione multiorgano o con pancreas via biliare principale e fegato, andremo a centralizzare questo paziente nell’unità che esegue questi interventi a Lecce (e si lavora in sinergia con la chirurgia del Fazzi o con le altre chirurgie della rete salentina e pugliese). Siamo all’interno di una rete a pieno regime, fatta di unità mediche e chirurgiche, in una vera ottica dipartimentale”. La tecnica TAPP è accessibile a tutti i pazienti? “Oggi il range si è allargato. È chiaro che se il paziente non può fare l’anestesia generale si procede diversamente. Sono esclusi da questa tecnica i pazienti che abbiano delle ernie con delle L3, cioè con un difetto maggiore di 5 cm. Oggi anche i laparoceli di confine possono essere fatti in laparoscopia, prima erano esclusi”. Gaetano Gorgoni
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