Cronaca Lecce 

Operazione "Ghost Wine", 11 arresti e 4 aziende sequestrate. Nel vino pure sostanze tossiche

L'inchiesta, a livello nazionale è partita dal Gruppo carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli. A Lecce la Procura ha incaricato i Nas. Quintali di scarti di vino mescolato a zuccher...

L'inchiesta, a livello nazionale è partita dal Gruppo carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli. A Lecce la Procura ha incaricato i Nas. Quintali di scarti di vino mescolato a zucchero e sostanze illecite anche tossiche arrivavano nei negozi e sulle tavole dei consumatori con etichette DOP, IGT, DOC e in alcuni casi persino con l'indicazione di materie prime biologiche. La maxi- truffa è stata scoperta nell'ambito dell’indagine denominata “Ghost Wine”, che ha impiegato di oltre 200 militari del Gruppo carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell’Arma territoriale e circa 90 appartenenti all’Unità Centrale Investigativa dell’ICQRF. L’operazione, condotta dal NAS di Lecce e dall’ICQRF e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo, ha portato all’arresto di 11 persone, e al sequestro di 4 aziende vinicole. Gli arrestati confinati in carcere sono Antonello Calò, 64enne di Sorgono (Nuoro), residente a Copertino; Giuseppe Caragnulo, 58enne di San Donaci; Vincenzo Laera, 38enne di Martina Franca, residente a Mesagne; Rocco Antonio Chetta, 56enne residente a Taviano; Antonio Domenico Barletta, 56enne originario di Guardavalle (cosenza), ma residente a Lecce; Luigi Ricco, 55enne di San Ferdinando di Puglia. Ai domiciliari Pietro Calò, 26enne di Copertino; Giovanni Luca Calò, 50enne di Copertino; Cristina Calò, 55enne residente a Copertino; Simone Caragnulo, 23enne di Mesagne; Antonio Ilario De Pirro, 51enne di Galatina, residente a Nardò. Il sequestro preventivo è stato disposto per le aziende “Agrisalento srl” di Copertino; “Enosystems srl” di Copertino; “Megale Hellas srl” di San Pietro Vernotico e “C.C.I.B. Food Industry srl” di Roma. Secondo le indagini Antonello Calò d'accordo con Giuseppe Caragnulo e Vincenzo Laera avrebbero messo in piedi un'associazione a delinquere dedita prioncipalmente alla produzione di vino sofisticato nello stabilimento della Agrisalento a Copertino ma anche presso gli stabilimenti della Megale Hellas a San Pietro Vernotico e Guagnano. Il vino veniva adulterato attraverso l'utilizzo di zucchero da barbabietola e da canna disciolto in acqua per far risultare la falsa presenza di zuccheri naturali d'uva e poi lasciato a fermentare con l'aggiunta di una base vinica (feccia, vinaccia, vino). In seguito veniva nuovamente trattato con sostanze di ogni tipo tra cui anche pericolose per la salute (solfato di rame per uso agricolo, urea). L'obiettivo, si legge nell'ordinanza del gip del Tribunale di Lecce “era rielaborare e rendere commercializzabile vino scadente e non vendibile rendendolo non facilmente identificabile quale vino sofisticato […] o per “tagliare” proveniente dalla Spagna o da altri luoghi ignoti, per aumentare la gradazione alcolica o cambiare colore per soddisfare le richieste dei clienti ottenendo in questo modo quantitativi raddoppiati di prodotto finito”. Le bottiglie prima di essere immesse sul mercato dalla Megale Hellas avevano etichette con false attestazioni DOC, DOP, IGT, IGP e in qualche caso anche la falsa indicazione di prodotti derivanti da agricoltura biologica. Luigi Ricco, tramite le aziende Red Wines Srl Cantina Vinicola Bruno avrebbe svolto il ruolo di “cartiera” fornendo all'associazione la documentazione falsa necessaria a gistificare la presenza di prodotti vinoso privo di documenti ottenuto mediate la sofisticazione. Stessa accusa per la società Chora di Vincenzo Laera e Giuseppe Caragnulo. Santo e Giovanni Aimone avrebbero invece fornito quasi giornalmente “in nero” elevati quantitativi di zucchero attraverso la propria società A.M. Nell'indagine è coinvolto anche Domenico Antonio Barletta , dipendente dell'organo di controllo ICQRF di Lecce che avrebbe fatto da “ponte” comunicando in anticipo le date dei controlli per consentire ai complici di mettere in regola documentazione e giacenze. Tutto ciò a danno di numerosissime ignare aziende acquirenti, alle spalle dei consumatori e di tutto il comparto vitivinicolo pugliese e salentino riconosciuto nel mondo come leader nel settore di prodotti di qualità.     Oltre agli arrestati, ci sono anche 30 indagati a vario titolo che avrebbero partecipato e facilitato le operazioni di sofisticazione e commercializzazione con etichette false del vino.  Si tratta di Tommaso Vantaggio, 40 anni di Racale; Susanna Calò, 34 anni di Copertino; Vincenzo Morrone, 31 anni di Sant'Antimo, provincia di Napoli; Santo e Giovanni Aimone, 65 e 34 anni anni di Sant'Antimo, provincia di Napoli;  Vincenzo Bevilacqua, 40enne di Capaccio, provincia di Salerno; Rosario Aurigemma, 58 di Pontecagnano Faiano, provincia di Salerno; Giuseppe De Bari, 55 anni di Molfetta; Nicola Suglia, 55 anni di Noicattaro; Giovanni Tornese, 29 anni, di Copertino; Stefano Troncone, 39 anni, di Novoli; Daniela Gravili, 42 anni, di Cellino San Marco, Antonio Caragnulo, 56 anni di San Donaci; Salvatore Mazzotta, 54 anni di Trepuzzi; Renato D'Auria, 53 anni di Ortona, provincia di Chieti; Cosimo Campanella, 36 anni, di San Pietro Vernotico; Dario Bardi, 31 anni di Cellino San Marco; Oronzo Pezzuto, 36 anni di Surbo; Antonio De Iaco, 63 anni residente a Felline; Michele Brattoli, 68 anni di Trinitapoli, provincia Bat; Bruno Lucio Damiani,  62 anni di Trinitapoli, provincia Bat; Fabio De Pirro, 55 anni, di Galatina; Francesco Libertini, 55 anni di Lizzanello; Roberta Elisabetta Trande, 50 anni, di Lecce; Simone Nestola, 34 anni di Copertino; Giacomina Tavani, 41 anni di Lizzanello; Marta Abbracciavento, 38 anni di Lecce; Francesco Ciotola, 62enne napoletano residente a Cutrofiano, Antonio D'Oro, 49enne di Bonito, provincia di Avellino; Giuseppe Dell'Aversana, 40 anni di Orta di Atella, provincia di Caserta.  Immagine di repertorio

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