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La chirurgia flessibile contro la scoliosi, Crostelli e le vie dell’innovazione 

C’è un sistema all’avanguardia di viti e corde flessibili, che viene praticato al Bambino Gesù con successo e consente una maggiore mobilità dopo l’intervento. N...

C’è un sistema all’avanguardia di viti e corde flessibili, che viene praticato al Bambino Gesù con successo e consente una maggiore mobilità dopo l’intervento. Ne abbiamo parlato con uno dei protagonisti di questa importante novità della sanità italiana: Marco Crostelli, responsabile di Chirurgia della Colonna del noto Ospedale Pediatrico della Santa Sede (uno dei principali Centri pilota in Europa). È importantissimo intervenire nella fase della crescita per correggere il difetto. Nell’intervista di oggi tutti i preziosi consigli per la prevenzione di dismorfismi che si possono aggravare pericolosamente.  Sono già stati operati 6 bambini con il nuovo sistema di viti e“corde flessibili”per correggere la scoliosi consentendo di muoversi più liberamente dopo l’intervento chirurgico. All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, da maggio ad oggi, sono 6 i giovani pazienti sottoposti all’operazione innovativa. L’Ospedale della Santa Sede è uno dei principali Centri pilota in Europa per l’applicazione di questa procedura che richiede un’attenta selezione dei candidati da parte dell’équipe di chirurghi della colonna.  La novità consiste nell’ancoraggio - sulla porzione di colonna deformata - di viti collegate da una ‘corda’ con un grado di flessibilità superiore rispetto alle barre metalliche rigide utilizzate nel tradizionale trattamento chirurgico della scoliosi (artrodesi). “Con questo sistema si ottiene una correzione della curva scoliotica senza avere il blocco completo del movimento vertebrale; la colonna, infatti, non si irrigidisce, rimane più mobile- spiega Marco Crostelli, responsabile di Chirurgia della Colonna del Bambino Gesù - In questo modo si ottimizza il ritorno dei bambini alle normali attività, compreso lo sport”.  LA SCOLIOSI  La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale caratterizzata da curvatura e rotazione delle vertebre. Il 2% della popolazione pediatrica viene colpito da questo problema. A volte possono bastare busti e corsetti, ma nei casi più complessi la chirurgia è inevitabile. Il luminare che abbiamo intervistato oggi spera di arrivare velocemente al superamento degli scomodissimi busti attraverso le innovazioni della “chirurgia ortopedica flessibile”. Al Bambino Gesù vengono trattati circa 1.000 casi di scoliosi all’anno, l’1% dei quali con interventi chirurgici. “La nuova tecnica di ‘chirurgia flessibile’- puntualizza il dottor Crostelli - è applicabile alla maggior parte dei casi che vengono trattati con artrodesi e barre rigide, ma è particolarmente indicata in soggetti molto giovani, anche di 8-9 anni, con forte potere di accrescimento. In questo caso, può essere utilizzata come un sistema di ‘modulazione progressiva della correzione della curva scoliotica’. La corda, infatti, è in grado di sfruttare il potere di accrescimento delle vertebre indirizzandolo verso la giusta direzione”. Infine, secondo gli esperti del Bambino Gesù, la procedura può essere risolutiva in caso di curve scoliotiche in "area grigia", ovvero al confine tra il trattamento conservativo con corsetti ortopedici e la chirurgia, e per quei ragazzi, soprattutto in età adolescenziale, particolarmente restii a indossare il busto per molte ore del giorno e della notte. INTERVISTA AL DOTTOR MARCO CROSTELLI, RESPONSABILE DI CHIRURGIA DELLA COLONNA (BAMBIN GESÙ) Dottore, su quale tipo di pazienti si può fare quest’operazione? I problemi vengono risolti in maniera efficace?  “Si tratta di una metodica alquanto innovativa: la monto io qui a Roma e c’è un altro mio collega a Milano. In America hanno un’esperienza di circa quattro anni con questa metodica. È efficace e affidabile”.  Siamo agli esordi di una grande innovazione... “Certamente. È un’operazione ormai assodata anche in Italia. Gli americani l’hanno approntata nelle scoliosi medio-basse, non altamente gravi, sfruttando il potere di crescita del soggetto. Succede anche per il ginocchio valgo: si blocca la crescita della cartilagine di accrescimento di una parte dell’arto, la parte interna, così cresce la parte esterna e crescendo blocca la deformità. Lo stesso concetto è stato applicato anche alla colonna vertebrale: sfruttare il potere di accrescimento. Nella scoliosi abbiamo una curvatura che da una parte e convessa e dall’altra e concava: se noi blocchiamo la crescita nella parte convessa la parte concava continua a crescere e porta la correzione. È stato solo approntato questo sistema, che esiste da tempo, applicando le stesse metodiche che si applicavano sulla sulle ginocchia alla colonna vertebrale: sono stati ottenuti dei buoni risultati. Poi si è passati alla fase più evoluta dell’operazione inserendo delle viti delle vertebre che vengono unite da una corda, che permette di correggere tutti quei soggetti in accrescimento”.  L’età conta moltissimo per questo tipo di operazione, vero? “Una ragazzina di 15 anni ha poca capacità di crescita, esattamente come un maschio di 16 anni, perché vanno già verso la maturazione dopo la spinta di crescita puberale.  Una femmina di 10 o 11 anni ha una capacità di crescita che può essere sfruttata meglio per la correzione della scoliosi che vogliamo ottenere. Gli americani applicano questo tipo di operazione anche in soggetti più grandi con scoliosi più gravi. Sono in contatto con un collega spagnolo che pratica quest’operazione per scoliosi molto più accentuate. Io preferisco ricorrere a questa operazione quando ho a che fare con pazienti che  hanno ancora molta facoltà di crescita: così posso sfruttare l’intrinseca crescita correttiva della colonna”.  Questo intervento è preferibile per le scoliosi non gravissime? “Utilizzo il nuovo intervento con sistema di viti e ‘corde flessibili’ quando ho a che fare con scoliosi non molto gravi, sui 40-50 gradi. Abbiamo ottenuto ottimi risultati suo sei pazienti che abbiamo operato: c’è già una buona esperienza. Il vantaggio di questa tecnica e che si evita l'artrodesi”.  Per la scoliosi gravissima, dunque, meglio intervenire con l’artrodesi, un’operazione chirurgica che interviene sulla colonna vertebrale?  “Storicamente, per quanto riguarda l’ortopedia e la chirurgia vertebrale, il trattamento chirurgico che si utilizza è l'artrodesi, che ha una parte di correzione che si ottiene con le barre e le viti: in altre parole, si bloccano le articolazioni delle vertebre. Con l’osso del paziente si fa una fusione: si bloccano le vertebre nella correzione che tu hai ottenuto dall’intervento. Questo tipo di intervento si continua a fare. Oggi opererò una ragazzina che non posso operare con la nuova metodica, quindi userò l’artrodesi classica e bloccherò per via posteriore le vertebre”.  Qual è il vantaggio della nuova metodica rispetto a quella classica? “Il vantaggio è che non si esegue l’artrodesi, non avviene il bloccaggio delle vertebre. Quindi è una metodica che comporta una maggiore elasticità. Il movimento rimane alquanto naturale. Un paziente operato con la vecchia tecnica può piegarsi, ma la parte operata rimane dritta, non con una normale curvatura. Con la nuova metodica si mantengono le curvature: ci si muove in maniera più fisiologica perché non viene eseguita artrodesi”. Quindi c’è prima uno studio sul tipo di paziente e sul tipo di scoliosi per poi poter scegliere l’operazione più indicata “Lo specialista deve valutare scoliosi non gravissime, prima di ricorrere all’intervento innovativo: le classiche scoliosi toraciche destre o sinistre. Poi, bisogna verificare che i soggetti abbiano ancora capacità di crescita. La correzione che noi facciamo non deve essere totale: se io correggessi totalmente, come faccio con le altre metodiche (quasi alla scomparsa, mettendola dritta), avrei il rischio che crescendo la parte che ho lasciato libera possa avere una curva all’opposto. Con questa metodica avviene una correzione volutamente non totale. Sono un ortopedico, ho sempre vissuto sul concetto dell’artrodesi, ma penso che oggi sia arrivato il momento di innovare con altre metodiche. In futuro potremmo aggredire con le nuove tecniche scoliosi molto meno gravi di 40 o 50 gradi, in cui riconosciamo una certa capacità di aggravamento tale da dover mettere dei busti, che vengono mal sopportati dai bambini e ancora di più dagli adolescenti. Se noi, sulla scorta dell’esperienza che stiamo facendo, riuscissimo ad applicare queste nuove metodologie ad alcuni selezionati casi, potremmo tante volte arrivare ad evitare l’applicazione del busto in futuro”.  Questo sistema di viti e corda flessibile in quanto tempo può migliorare le cose? “Il miglioramento e immediato: questo è dimostrato già con la nostra esperienza. È un cambiamento dal giorno alla notte. È un grande passo avanti nella tecnica che io prediligo: far sfruttare il potenziale di accrescimento opposto a quello che io tratto (sul lato concavo) porta nel giro di 2 anni a un ulteriore miglioramento. Nelle curve gravi della scoliosi i colpi vertebrati non hanno più quell’aspetto rettangolare: con il peggiorare della curva la parte concava viene schiacciata mentre la parte convessa è più alta, si vede un cuneo. Noi vogliamo evitare che quella parte venga cunizzata e resti della stessa forma a sinistra e a destra”.  Si tratta di un’operazione senza problemi particolari? “Problemi non ce ne sono: l’accesso anteriore alla colonna vertebrale si pratica da tempo ormai: è già abbastanza rodato. È un’operazione abbastanza sicura. L’accesso anteriore si corpi vertebrali è da sempre caratterizzato da quella artrodesi che si fa anche per via posteriore, con l’utilizzo di barre rigide. La novità è che possiamo evitare l’artrodesi, cioè possiamo evitare il blocco delle vertebre, che crescono. Usiamo una corda molto resistente che dà maggiore elasticità e un più armonico movimento rispetto alle barre rigide”.  Quanto dura questo innovativo intervento? “In genere dura tre ore: c’è una preparazione accuratissima. L’intervento è praticato sotto monitoraggio neurofisiologico. C’è una lunga preparazione della sala. Si interviene somministrando un’anestesia generale”.  Quali consigli possiamo dare per prevenire la scoliosi? “Se parliamo della scoliosi idiopatica (che riguarda il 70 per cento dei casi), può essere prevenuta solo attraverso un’attenta osservazione da parte degli esperti. La maggior parte delle scoliosi, secondo la letteratura scientifica mondiale, vengono individuate quando raggiungono i 20 o 25 gradi. Al di sotto di questo valore angolare, molto spesso, passano inosservate. L’osservazione da parte di personale esperto è importantissima, soprattutto nei soggetti che hanno già un familiare con il problema della scoliosi. Le donne sono più colpite degli uomini. Le scoliosi possono essere congenite: in questo caso faccio un altro tipo di intervento (tolgo la vertebra difettosa). Le scoliosi possono essere presenti in sindromi oppure in forme cerebropatiche. Ma la scoliosi ideopatica, di cui non conosciamo bene l’origine, che tende a peggiorare nel periodo di accrescimento (quello puberale), è la più diffusa. Quindi nella fase della crescita è necessario che il pediatra osservi l’evoluzione della colonna vertebrale e, se nota qualcosa di anomalo, richieda una consulenza all’ortopedico”. Gaetano Gorgoni    

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