Cultura 

Paisiello, un amore di teatro

Dal Magazzino delle Bombarde al Paisiello, la lunga storia di Lecce per la conquista di un teatro vero    La passione per l’antica arte drammatica è sempre stata nel cuore dei...

Dal Magazzino delle Bombarde al Paisiello, la lunga storia di Lecce per la conquista di un teatro vero    La passione per l’antica arte drammatica è sempre stata nel cuore dei leccesi, tant’è che ancor prima della nascita di un vero e proprio teatro stabile cominciarono a tenersi in città le prime rappresentazioni teatrali. Queste si svolgevano abitualmente in casa di privati esponenti dell’aristocrazia locale o, talvolta, nelle chiese, realizzando delle impalcature di fortuna in legno per sostenere scenari a fiori e sipari con decorazioni ad arabeschi. Già agli inizi del XVII secolo si ha notizia delle primissime esibizioni portate in scena, per lo più spettacoli farseschi, ma non mancavano i melodrammi, come l’Artaserse di Metastasio, rappresentato nel 1758 all’interno del cosiddetto Magazzino delle Bombarde, allestito per l’occasione con palchetti, platea e palcoscenico.  Fu così che nacque a Lecce quello che può considerarsi il primo teatro moderno della città, ospitato all’interno di un fabbricato addossato all’Arco di Trionfo che era stato fino ad allora adibito a deposito di armi, in particolare di bombarde, da cui ne derivò il nome, poi estesosi all’attuale denominazione del vicolo. Lo spazio disponibile era, tuttavia, assai ristretto, e dopo un breve periodo fu allestita una nuova sala teatrale presso i locali del Castello Carlo V, e davvero i leccesi amarono a tal punto l’arte del dramma che ne sostennero interamente le spese di costruzione, versando ben quaranta ducati ciascuno, diventandone a tutti gli effetti proprietari.  Tuttavia ben presto il Re vietò al pubblico l’accesso al teatro, forse a causa di gelosie venutesi a creare in seno alla nobiltà leccese per l’attribuzione dei palchi. Non arrendendosi la cittadinanza per così poco, ancora un nuovo teatro fu progettato ed edificato per mano dei nobiluomini G. Mancarella e F. A. Bernardini, alle cui famiglie la proprietà si tramandò da generazione in generazione per oltre un secolo. Il teatro, cui fu dato l’appellativo di Nuovo per distinguerlo da quello antecedente in Vico delle Bombarde, sorse sempre nei pressi di Porta Napoli, lungo la via Palmieri, e fu inaugurato il 4 novembre 1759 con l’opera buffa Le gelosie, musicata dal grande artista Niccolò Piccinni.  Nonostante i tempi brevi di realizzazione (40 giorni) il teatro spiccava tra i primi esempi nelle province meridionali, con il suo prospetto barocco basso e lanternato e i tre ordini di palchi irradiati dall’enorme lampadario a prismi che pendeva dal soffitto fatto in legno ingessato, decorato con un grande rosone al centro. Il nuovo teatro incontrò a Lecce anni di grande fervore, vedendo rappresentate numerose opere di vario genere, regalando agli spettatori indimenticabili momenti di svago e sollievo dalla routine quotidiana, e durante il carnevale il cortile esterno retrostante era un tripudio di suoni allegri e variopinti colori nelle notti dedicate ai veglioni. All’inizio dell’800, però, l’attività teatrale a Lecce subì un forte declino, e lo stabile fu sede per lo più di cerimonie ufficiali di circostanza che ben poco avevano dell’antico sapore della vita teatrale, e tale fu la situazione a Lecce almeno per il primo ventennio del XIX secolo, finché la costituzione del 1820 non gettò nuovamente un raggio di sole. Tutti i teatri nelle città del sud Italia ripresero vita sotto l’impulso del diffuso spirito patriottico e il Teatro Nuovo non fece eccezione, ospitando importanti opere come la Otranto Liberata di Taglioni, che cantava le glorie militari salentine.  I cittadini leccesi ripresero a popolare assiduamente le platee e in numero sempre più crescente, tanto che si rese necessario un ampliamento. Il progetto fu ideato da un erede della famiglia Bernardini, l’ingegner Bernardino, e i lavoro furono portati a termine nel 1811, quando inizia una rinnovata fase di vita dell’edificio culturale, questa volta denominato Teatro di San Giusto, sorgendo a ridosso della casa del santo. Tornano in scena, allora, le opere liriche, si eseguono cantate di inni risorgimentali e nel frattempo un’originale forma d’arte teatrale si diffonde rapidamente, quella degli improvvisatori, ovvero attori girovaghi che si esibivano diffondendo i nuovi ideali di libertà, unità e indipendenza.  In questi anni, però, la manutenzione dello stabile fu decisamente trascurata, e quando nel 1860 il sindaco di Lecce M. Lupinacci lo acquisì come bene comunale dai Mancarella, il teatro versava in pessime condizioni. Seguì, dunque, una terza fase di ricostruzione, questa volta affidata all’ingegnere O. Bernardini, in cui il vecchio teatro fu completamente ricostruito e sostituito da un impianto tutto in pietra, che si mostrò agli sguardi degli intrepidi cittadini nel 1870.  In questa occasione vi fu la rappresentazione de Il ballo in maschera di Verdi, con cui si celebrò ufficialmente l’inaugurazione del teatro e la sua dedica al noto musicista tarantino Giovanni Paisiello, raffigurato nel busto marmoreo del peristilio.  Ancora una volta si assistette a Lecce ad un grande impulso artistico e culturale che investì anche la sfera teatrale, ma le due guerre mondiali che duramente colpirono la nazione segnarono un duro momento per il Teatro Paisiello, che cessò pian piano la sua attività, tranne un breve periodo negli anni trenta in cui fu adibito a sala concerti del vicino Liceo Musicale “Tito Schipa”. Nel dopoguerra lo stabile fu declassato a cinema di periferia e fu questo il periodo in cui subì i più gravi danni in seguito ad atti vandalici, fino al successivo recupero degli anni ‘90, che gli ha reso l’antico sfarzo, rendendolo attualmente uno dei teatri più attivi e importanti della provincia di Lecce.    Rosy Paticchio    (fonte: FREE Lecce)

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