Salute Sette Lecce Gelosia patologica, mania del controllo, stalking e cura L'intervista alla psicologa e psicoterapeuta Annalisa Bello. Il persecutore, lo stalker (dall’inglese to stalk, tampinare, appostare, seguire) non può essere “gen... 31/08/2019 a cura della redazione circa 6 minuti L'intervista alla psicologa e psicoterapeuta Annalisa Bello. Il persecutore, lo stalker (dall’inglese to stalk, tampinare, appostare, seguire) non può essere “generalizzato” ne? ridotto in categorie standard: dietro agli atti persecutori si può celare un disturbo psicopatologico che provoca il comportamento malsano. La vittima viene ridotta in uno stato di continua ansia e paura. Gli esperti la definiscono “sindrome del molestatore assillante”. In effetti, il protagonista è come intrappolato in un delirio ossessivo in cui ogni mezzo tecnologico e fisico viene utilizzato per far sentire la sua presenza al soggetto preso di mira: mail, telefonate, appostamenti reiterati fino allo sfinimento sono i comportamenti tipici. Gli atti persecutori sono di vario tipo, possono anche esprimersi in danneggiamenti di vari oggetti cari alla vittima. Però ogni stalker ha il suo modo di fare diverso dagli altri. C’è, dal punto di vista psicologico, un problema nell’area emotivo-affettiva, ma anche relazionale e comunicativa. Lo stalking è un fenomeno molto antico, ci sono perfino dei richiami mitologici: il cacciatore Orione si innamorò di una delle bellissime figlie di Atlante (Merope) e cominciò a seguirla tormentandola (tormentando anche le sorelle). Le insistenze e le molestie diventarono così incessanti che le donne chieserò a Zeus di aiutarle: il dio le trasformò in stelle sottraendole al molestatore. Oggi la divinità è sostituita dalla legge, dallo Stato, dalle forze dell’ordine: gli unici in grado di neutralizzare un pericoloso molestatore. Ci sono tutta una serie di tipologie di stalker, anche quello perverso e sadico, che distrugge l’oggetto del suo presunto amore. Dal punto di vista psicopatologico il persecutore nasce dalla trasformazione di una frustrazione da parte di chi è colpito da una grave intolleranza narcisistica: non accetta la sconfitta amorosa, quella che più temeva, la perdita di un “possedimento” che innesca l’orgoglio cieco, la negazione del fallimento è la violenta voglia di recupero. LA CURA Il molestatore può essere affetto da schizofrenia, da disturbi deliranti, da psicosi affettive e organiche, ma può essere anche un soggetto con patologie non psicotiche, tra cui i disturbi di personalità, i disturbi d’ansia e i disturbi dell’umore. È chiaro che lo stalker può anche aver maturato, nella maggior parte dei casi, la sua anomalia comportamentale in un quadro familiare: l’attaccamento del bambino alla madre insicuro-ambivalente-ansioso è associato a comportamenti di stalking. Gli individui che hanno subito un rapporto malsano con la madre possono mettere in atto comportamenti malsani e persecutori con la futura partner, secondo alcuni studi, facendo emergere rabbia e gelosia che covano per anni sotto una coltre di presunta tranquillità. Dunque, prima di passare alla cura, è necessaria una diagnosi seria, che individui eventuali disturbi psichiatrici. Bisogna capire se ci si trova di fronte a uno psicotico o meno, poi bisogna indagare la “relazione malata” e, quindi, capire di che tipo di stalker si tratta. Sì, perché ci sono cinque tipologie di molestatore: il risentito, che crede di aver subito un torto; il rifiutato, che non accetta il dolore dell’allontanamento; il ricercatore di intimità, che cerca una relazione ideale non riconoscendo di essere indesiderato; il predatore, che è il più violento e cerca di avere un controllo sulla vittima e, infine, l’incompetente relazionale, che usa comportamenti molesti perché non sa farci. Il trattamento psicoterapeutico, dunque, varia a seconda del profilo individuato. È importante anche la collaborazione del paziente: bisogna voler cambiare. La psicoterapia ha il ruolo di “smontare” le false credenze su cui poggia lo stalker per costruire un equilibrio vero. La rabbia di abbandono e i disturbi di personalità sono frequentissimi nello stalking, secondo alcuni studi autorevoli: bisogna agire sulle cause cambiando reazioni e comportamenti. Diversa è la situazione dello stalker con gravi problemi psichiatrici, in questo caso è quasi sempre necessario il ricorso ai farmaci per evitare comportamenti pericolosi. INTERVISTA ALLA PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA ANNALISA BELLO Dottoressa, lo stalker soffre di dipendenze affettive o è un narcisista? Oppure non esiste un chiaro quadro psicopatologico affettivo? “In linea generale, possiamo sicuramente affermare che lo stalker presenta un’indiscutibile problematica nell’area affettivo-emotiva nonché relazionale e comunicativa, problematica che il più delle volte si ha difficoltà a far rientrare all’interno di una precisa psicopatologia. Gli studiosi che si sono occupati dell’argomento, hanno delineato due gruppi nosografici in cui far rientrare la psicopatologia dello stalker: il gruppo psicotico, ove rientrano patologia come la schizofrenia, e quello non psicotico che include, ad esempio, disturbi di personalità”. Le vittime fanno spesso l’errore di giustificare il loro persecutore, sono tolleranti. Sì verifica una specie di “sindrome di Stoccolma” in alcune situazioni? “‘Cambierà’, ‘forse, è colpa mia”, “se denuncio sarà peggio’: queste alcune tipiche espressioni pronunciate dalle vittime che vivono paralizzate vissuto di colpa e vergogna in base al quale tendono a ritirarsi socialmente, isolandosi. Il più delle volte, infatti, hanno difficoltà a chiedere aiuto, vivendo la propria quotidianità soffocata dalla paura e da problematiche che, nel tempo, assumeranno la forma della psicopatologia”. Lo stalker è sempre una persona molto possessiva e gelosa? “La gelosia patologica è quello che spinge al bisogno ossessivo di controllare il partner, un’ossessione che si tramuta in una vera e propria persecuzione. Lo stalker cerca di recuperare la relazione affettiva o brama vendetta per il torto subito per essere stato abbandonato o cerca di esercitare il controllo per una morbosa infatuazione. Da qui, l’escalation persecutoria ed ossessiva che guida il comportamento dello stalker”. Quando la gelosia e la voglia di “tenere sotto controllo” il proprio partner diventa una patologia? “La gelosia diventa patologica e, pertanto, nociva e pericolosa quando diventa spia di una mancanza di equilibrio emotivo. Lo stalker cerca di colmare un profondo senso di vuoto affettivo con il ‘controllo’ della partner cosi da esorcizzare il rischio della separazione e dell’abbandono”. In che modo possiamo insegnare ai nostri figli a non essere stalker? Conta molto insegnare a non dipendere dall’altro e ad avere un proprio equilibrio? “Sicuramente, è onere di noi genitori iniziare i nostri figli alle emozioni, insegnare loro cosa sono, a cosa servono e come si esprimono. Pianti, rabbia e capricci possono essere, ad esempio, l'occasione per allenare vostro figlio a sviluppare la sua intelligenza emotiva, indispensabile per sviluppare capacità di conoscenza di sé e dell’altro, di comunicazione e, quindi, di sana integrazione sociale”. Possiamo dare qualche consiglio alle giovani ragazze che intraprendono nuove relazioni sentimentali? “Da donna e da professionista consiglierei vivamente di vivere la relazione preservando e custodendo il proprio spazio personale di indipendenza e autonomia. Attenzione, quindi, a tutti quei comportamenti percepiti come insistenti e persecutori tanto da suscitare paura e angoscia”. Gaetano Gorgoni
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