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Pidocchi, come sconfiggere la pediculosi. La pediatra: "Evitare il DDT, basta un olio"

La pediculosi può essere un incidente di percorso che capita anche alle famiglie molto attente alla cura e all’igiene dei propri figli: basta che a scuola (ma anche nel parco giochi o alt...

La pediculosi può essere un incidente di percorso che capita anche alle famiglie molto attente alla cura e all’igiene dei propri figli: basta che a scuola (ma anche nel parco giochi o altrove) ci sia un bambino con i pidocchi. Oggi abbiamo sentito la pediatra Patrizia Di Tonno su questo argomento e abbiamo scoperto che prevenzione e cura si possono fare senza shampoo troppo invasivo. Inoltre, l’esperta ci ricorda che “in un paese civile dovrebbe essere normale che le scuole chiedano, prima di accogliere uno studente, la certificazione che è esente da pediculosi”.  La pediculosi è un’infestazione provocata dai pidocchi: si tratta di parassiti piccolissimi (da uno a tre millimetri) che vivono sull’uomo. Il colore di questi nemici dell’uomo, che si nutrono del suo sangue, è bianco-grigiastro. Queste creature orrende e microscopiche depongono uova attaccandole al fusto dei capelli o dei peli e si muovono tra questi con grande agilità grazie a delle specie di uncini posti sulle zampe. Il contagio non dipende dall’igiene: la pediculosi è diffusa nei paesi ricchi e in quelli poveri, basta che un bambino con i pidocchi entri in una scuola per attaccarli a tutti. I più colpiti, infatti, sono i piccoli nella fascia d’età tra i 3 e gli 11 anni insieme alle famiglie (che inevitabilmente vengono contagiate). Basta il contatto diretto con persone contagiate o lo scambio di cuscini e indumenti per contrarre la pediculosi. Le bambine sono più esposte a causa dei capelli lunghi. Ci sono tre tipi di pidocchi diversi: il più diffuso è quello della testa (pediculus capitis), quello del corpo (pediculus humanus), che è piuttosto raro, e quello del pube (phthirus pubis), che è definito volgarmente “piattola” per la sua forma più schiacciata rispetto alle altre due specie. La femmina di questo terzo tipo di parassita, che colonizza principalmente la zona genitale, depone dalle quattro alle dieci uova al giorno. I pidocchi si moltiplicano velocemente. Il parassita più pericoloso, però è quello del corpo (più raro) perché può essere vettore di malattie molto gravi, come il tifo esantematico, febbre ricorrente e febbre delle trincee. Il sintomo più riconoscibile è quello dell’irritazione e dell’intenso prurito nella zona interessata dall’infezione: proprio nell’area della cute dove si manifesta il disturbo si possono riscontrare dermatiti, impetigine e altre affezioni simili dovute a stafilococchi. Le uova dei pidocchi (che maturano e si schiudono in 7 giorni) sono chiamate lendini e sono lunghe circa un millimetro: le femmine le depositano alla radice dei capelli attaccandole con una specie di colla potentissima. Le uova tonde e bianche sono ben riconoscibili perché non si staccano dal capello, come avviene per la forfora. In un mese questi parassiti possono arrivare a deporre circa 300 uova. La diagnosi non è così difficile: basta un’accurata ispezione del cuoio capelluto. Le uova dei pidocchi non sono difficili da individuare perché si possono vedere attaccate alla radice dei capelli. Il capello corto rende più facile la cura e il trattamento della pediculosi. Il pidocchio del corpo invece è più grande e si rifugia soprattutto negli indumenti, specie quelli intimi, dove deposita le uova.  PREVENZIONE E TERAPIA DELLA PEDICULOSI  Come sempre, la migliore prevenzione e quella delle corrette e pratiche igieniche: è importante evitare la condivisione di pettini, spazzole, cappelli, sciarpe e indumenti. Le piattole, invece, si trasmettono e attraverso contatti diretti, specie durante un rapporto sessuale, con soggetti che vivono in condizioni di scarsa igiene. In ambienti promiscui e degradati è molto facile che vengano trasmessi pidocchi da un soggetto un altro, ma può accadere anche che avvengano trasmissioni accidentali in bagni pubblici, locali e mezzi di trasporto affollati. La trasmissione avviene sempre per contatto diretto. Gli antiparassitari sono di vario tipo: quelli a base di piretroidi sintetici, il malathion e le piretrine naturali. Oggi, però, si stanno facendo strada tutta una serie di olii meno invasivi. In caso di infestazione non è necessario tagliare i capelli. Secondo alcuni medici, l’insetticida e l’unico modo per evitare l’infestazione, ma alcuni pediatri preferiscono puntare su prodotti meno invasivi. In commercio esistono molti prodotti: shampoo, lozioni e spray. Se si usa l’insetticida, bisogna applicarlo anche 7 o 10 giorni dopo la prima applicazione, per uccidere i pidocchi nati dalle uova schiuse dopo il primo trattamento. La disinfestazione di tipo ambientale non serve. Per le piattole, invece, basta rasarsi i peli del pube e comunque anche lì possono essere utilizzati tutta una serie di prodotti per eliminare parassiti e uova. È molto rara la pediculosi del corpo, soprattutto in Italia: in questo caso è necessario lavarsi con insetticida. I vestiti devono essere trattati con insetticidi e lavati con acqua bollente.  INTERVISTA ALLA PEDIATRA PATRIZIA DI TONNO  Dottoressa, è normale che i bambini si prendano i pidocchi nel 2019?  “Certo che è normale, soprattutto a scuola! Non è una carenza di igiene. Ci sono bambini che vengono mandati a scuola e non trattati. Purtroppo ci sono alcuni bambini in condizioni di disagio familiare, che vengono trascurati per tutta una serie di motivi. È chiaro che questi piccoli non trattati attaccano i pidocchi anche ai loro compagni che invece hanno genitori più attenti”.  Le insegnanti come si devono comportare?  “Per ogni ammissione a scuola dovrebbe essere richiesto il certificato che il bambino è esente da pediculosi. Nei paesi civili si fa così. Molto spesso, invece, c’è superficialità e questi parassiti vengono trasmessi da un bambino all’altro”.  È facile che questi parassiti vengano trasmessi tra bambini che sono in uno stesso ambiente?  “Certo che è facile: questo tipo di parassiti si trasmettono per contatto diretto, da un bambino all’altro. La caratteristica del pidocchio è proprio questa: la sua capacità di aggredire chi è a contatto con l’organismo che li accoglie. Un bambino che ha i capelli puliti, con una buona igiene, può accogliere ugualmente dei pidocchi proprio stando vicino a un altro piccolo che ce li ha”.  Dottoressa, lei cosa consiglia quando i suoi piccoli pazienti hanno i pidocchi?  “Il consiglio è di non mettere prodotti troppo invasivi in testa. Alcuni sono degli autentici DDT, veri propri insetticidi. Io invece consiglio un olio più naturale, che si applica in testa e, dopo 20 minuti, si fa un regolare shampoo”.  Quindi meglio il trattamento naturale? “Certamente: olio e vitamina E. Preferisco non dare il farmaco, ma somministrare quest’olio una volta a settimana. L’olio si applica sul capello asciutto, si massaggia con un pettinino, che è dentro la soluzione, e poi si fa lo shampoo”.  Questo rimedio si può utilizzare anche a scopo preventivo?  “Certamente, evitando prodotti nocivi”.  Quindi, il famoso shampoo anti-pidocchi che usavamo negli anni ‘80 era una specie di DDT che oggi possiamo evitare, anche se la presenza dei pidocchi tra i capelli è un fatto certo?  “Esatto. Ora si possono usare prodotti meno invasivi. Ma attenzione a non fare di testa propria! È sempre il proprio pediatra a stabilire quale sia il prodotto necessario, seguendo le linee guida del nostro sistema sanitario. Ci sono prodotti che evitano di mettere dell’insetticida potente sulla testa dei piccoli”.  Se un bambino è stato a contatto con un altro piccolo che ha i pidocchi, come facciamo a capire se è stato contagiato?  “Il prurito è il segnale più evidente. Il piccolo che ha i pidocchi si gratta in modo insistente dietro la nuca. Il prurito nucale è il sintomo più chiaro della pediculosi”.  Gaetano Gorgoni

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