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A Lecce la mostra ''Segni, disegni e fotogrammi'' di Bruno Barillari

Disegni di iArchitettura a cura di Alfredo Foresta al Museo Castromediano fino al 6 gnnaio 2024.

Inaugurata questa sera , negli spazi del Museo Castromediano, “Segni – disegni – fotogrammi di un presente di pace”mostra fotografica di Bruno Barillari con i disegni di iArchitettura,realizzati da Lorenzo D’Elia e Simone Schimera, a cura di Alfredo Foresta.

Introduce la serata Luigi De Luca, direttore del Museo Castromediano Lecce. A seguire i saluti di Pasquale Paladini, presidente dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (ANAC) di Lecce e gli interventi di Bruno Barillari, fotografo; Alfredo Foresta, architetto; Emanuele Lasalandra, presidente ANAC Puglia e Basilicata; Alessandra Lupo, giornalista redattrice del Nuovo Quotidiano di Puglia. Conclude l’incontro Loredana Capone, presidente del Consiglio Regionale della Puglia. Modera l’incontro il giornalista Marco Renna.

Lo scorso 29 settembre è stato inaugurato il monumento – donato alla Città di Lecce dall’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria – che commemora il Bicentenario della Scuola di Cavalleria. L’opera pensata, progettata e realizzata a cura di Alfredo Foresta, interpreta e racconta, in chiave contemporanea, l’evoluzione dell’Arma, dalla cavalleria al carrismo, attraverso il linguaggio delle avanguardie artistiche del '900.

Un intervento di arte e architettura contemporanea a scala urbana che supera il concetto di installazione e arredo con un intervento di “rifioritura urbana”, rivolto e dedicato al Quartiere Casermette di Lecce, che profondamente trasforma l’anonima rotatoria spartitraffico posta tra viale Grassi, via Novoli e viale della Repubblica, in un nuovo slargo urbano di 650 mq, destinando alla bellezza uno degli ingressi più importanti alla città.

C’è una parola che fa riflettere e sollecita nel bianco dell’opera: “Presente”. In quella parola c’è il passato di una memoria da tenere sempre accesa e l’istanza del futuro che chiede, a tutti noi, di essere ben radicati nel qui e ora per tessere e aver cura del domani e del destino comune. Quel “Presente” è diventato il motivo di una nuova narrazione dell’opera affidata all’occhio attento del fotografo Bruno Barillari che, con le sue immagini, restituisce al pubblico un vero e proprio ritratto del monumento.

Racconta Barillari del suo lavoro: «Credo sia l’alba il momento giusto per tracciare una linea su un foglio di carta o iniziare una nuova sfida, tra ombre e timide luci, verso nuovi traguardi; ed è questo il momento in cui ho deciso, nel rispetto dell’opera, di ritrarla. La luce è clemente a quell’ora e l’ombra la insegue in un gioco geometrico di forme e volumi che durano pochi attimi fino a che tutto potrà essere guardato in un nuovo giorno, senza essere visto. Un teatro pieno di attori in cui i disegni di Alfredo prendono vita in silenzio svelando la loro essenzialità e quella della persona che li ha creati. Io ascolto e scatto, non faccio nulla più di questo. Poi il sole si alza ancora ed i teatranti si vestono di luce lasciando vincere una facile battaglia alla prospettiva e alla geometria degli elementi che cambiano ancora in un paesaggio che rimane spettatore silenzioso della trasformazione insieme a me che scatto le ultime fotografie. “Disegnare con la luce” è facile quando la luce è presente».

I monumenti non sono altro che le manifestazioni fisiche della narrazione dell’uomo, ricordano le gesta del passato per perpetrare quelle tracce identitarie di cui si vuole rendere esplicita la condivisione nella e con la comunità. Nello spazio urbano consolidato dalla storia, i monumenti superano la dimensione della mera contemplazione, generano incontro, confronto, appartenenza, diventano il punto di vista e il riferimento valoriale di una quotidianità sempre esposta al cambiamento.

Scrive in una nota Alfredo Foresta: «Se davvero l’architettura è rivoluzione, credibilità, processo di identificazione, non potevo realizzare “solo” una scultura (non ne sarei capace) ma avevo l’obbligo di disegnare architettura per coinvolgere ed essere coinvolto in un vero “processo di rifioritura urbana” dove gli abitanti diventano protagonisti del riscatto del rione Casermette che muta in “quartiere della Cavalleria”. Un sogno, disegna con il bianco il monumento. Un’opera che vuol essere educativa, manifesto di un perenne presente, i cui, ogni oggett,o ha una scala di rappresentazione e regole geometriche autonome: il cerchio, la sfera, l’ovale e il cielo si svelano al movimento della luce, mentre, all’ombra del cipresso, sentinella senza tempo, l’onore dei cavalieri si allinea nel solco dei carri, oggi cingoli, armati di pace. Un inno che aggrega la collettività intorno ad un ideale, intorno ad un progetto, intorno ad un traguardo. Una metafora della vita, monito di pace, dove l’impronta mai doma risponde “presente” all’amor di patria».

La mostra sarà visitabile fino al 6 gennaio 2024.


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