Cronaca Casarano 

Punito per aver telefonato, così morì il parà Scieri. Tra i responsabili un casaranese

L’allievo della “Folgore” fu lasciato agonizzare alla base della torre dove fu costretto a salire dai tre caporali che lo volevano punire. Ne è convinta la Procura militare di Roma

Ucciso da tre caporali che, nell'intenzione di punirlo perché stava telefonando, lo percossero, lo costrinsero a salire su una torre da cui lo fecero cadere e lo lasciarono agonizzante a terra. È morto così, secondo la Procura militare di Roma, diretta da Marco De Paolis, Emanuele Scieri, il giovane allievo paracadutista della Folgore, originario di Siracusa. Per questo è stato emesso un avviso di conclusione indagini per il reato di “Violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso”.

Il probabile rinvio a giudizio riguarderà tre ex caporali della Folgore: Andrea Antico, 41 anni, originario di Casarano ed attualmente in servizio presso il 7/o Reggimento Aves (Aviazione dell'Esercito) di Rimini; Alessandro Panella, 41 anni, nato a Roma e residente a San Diego, in California, ma domiciliato a Cerveteri e Luigi Zabara, 43 anni, nato in Belgio, a Etterbeec, e residente a Castro dei Volsci (Frosinone).

Secondo la ricostruzione della procura militare è agghiacciante. I tre caporali, effettivi al Reparto corsi del Car (il Centro Addestramento Paracadutismo) della “Gamerra”, sono accusati di aver «cagionato con crudeltà la morte dell'inferiore in grado allievo-paracadutista Emanuele Scieri». Tutto ebbe inizio la notte del 13 agosto 1999, tra le 22.30 e le 23.45, quando i tre si imbattono in Scieri intento a fare una telefonata col suo cellulare, poco prima di rientrare in camerata. Lo fermano e, qualificandosi come caporali del Reparto corsi e suoi superiori, prima gli contestano di aver violato le disposizioni che gli vietavano di utilizzare il cellulare e, subito dopo («abusando della loro autorità»), lo costringono a «effettuare subito numerose flessioni sulle braccia. Mentre le eseguiva - si legge nell'avviso di conclusione indagini - lo colpivano con pugni sulla schiena e gli comprimevano le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia». Mentre Scieri stava risalendo, «veniva seguito dal Caporale Panella che, appena raggiunto, per fargli perdere la presa, lo percuoteva dall'interno della scala e, mentre il commilitone cercava di poggiare il piede su uno degli anelli di salita, gli sferrava violentemente un colpo al dorso del piede sinistro; così facendo, a causa dell'insostenibile stress emotivo e fisico subìto, provocato dai tre superiori, Scieri perdeva la presa e precipitava al suolo da un'altezza non inferiore a 5 metri, in tal modo riportando lesioni gravissime»: fratture alla sesta vertebra dorsale, traumi vari alla testa e ad altre parti del corpo.

Secondo la procura militare, Panella, Antico e Zabara, pur «constatando che il commilitone, sebbene gravemente ferito, era ancora in vita» - invece di soccorrerlo «lo abbandonavano sul posto agonizzante» e, così, «ne determinavano la morte». Cosa che il tempestivo intervento del personale di Sanità militare, avrebbe invece potuto evitare. Sull’episodio è in corso anche una parallela inchiesta della procura ordinaria di Pisa-

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