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Dentro e fuori la Notte della Taranta

Una riflessione critica sull'evento musicale di domani sera a Melpignano di Monica Lisi, artista e docente.

''Conto alla rovescia per il Concertone finale della notte della Taranta che si terrà a Melpignano il domani sera. Potremmo dare numeri, gli spettatori presenti, quelli che vedranno l’evento in diretta tv, quelli degli artisti ed organizzatori, dei tecnici, degli operai, dei venditori di bibite e panini, dei litri di vino e dei numeri di panini. Dimenticando i posti auto. Un evento gigantesco che conclude tutti gli eventi collaterali che si sono svolti nei vari paesi della provincia di Lecce a partire da agosto, dimenticando le sagre con concerti di musica popolare dei vari gruppi che si sono svolti a luglio. La domanda sorge spontanea: Siamo riusciti a raccontare il fenomeno della pizzica salentina a chi venendo da altrove la recepisce come qualcosa di allegro da ballare come se fosse in una discoteca?''. E' quanto afferma Monica Lisi, artista e docente a proposito dell'evento musicale per eccellenza dell'estate salentina.

''Non è piacevole dirlo - prosegue - perché parrebbe voler sminuire sforzi di decenni che hanno portato la nostra musica popolare in giro per il mondo, o meglio portando il giro del mondo a casa nostra, in aereo o treno, scegliendo il Salento come meta. E potrebbe apparire che offuscare o analizzare il fenomeno del concertone sia un atto di boicottaggio, un gesto di ingratitudine a nome di un’ortodossia della pizzica. Ma così non è. I fenomeni sociali, culturali, musicali vanno conosciuti a fondo altrimenti il grosso rischio è di produrre qualcosa di apparentemente vantaggioso per il territorio ma depauperato dal suo significato più profondo''.

''E così la finzione diviene verità, come il caso della rievocazione del fenomeno delle Tarantate nella cappella di S. Paolo a Galatina, o la presenza di un famoso rapper sul palco della Notte della Taranta. Melpignano è un piccolo paese della provincia di Lecce, poco incline al turismo. Ma diviene teatro del rito collettivo dimenticando però qualcuno e qualcosa. Chi si occupa di musica popolare da decenni e qui ha fondato il centro CCP, Centro di Cultura Popolare. Una casa, un giardino, un piccolo museo di tamburi a cornice e tante storie da raccontare. Salvatore Gervasi regista e musicista e Mariella Salierno, cantante e costumista qui custodiscono e tramandano pezzi di cultura popolare attraverso centinaia di iniziative fatte a partire dagli anni ottanta e un significativo archivio. Corsi, concerti, laboratori, scambi all’estero, iniziative nelle scuole volte alla tutela del patrimonio etnomusicale. Molto meglio di me possono raccontarvi la verità, quella che stiamo dimenticando. Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo non possono essere linee tracciate da altri ma sentieri da percorrere a ritroso per capirne il senso, ricordare i nostri avi ed i loro riti collettivi che scandivano le stagioni e la terra, gli eventi, la malattia e la guarigione attraverso il suono forsennato del tamburello. È pur vero che in una società globalizzata si perdono le radici, la memoria e l’identità. È il rischio che si corre in nome di in economia pronta a vendere tutto, trasformando in modo appetibile storie, mortificandole e stravolgendole''.

''La stessa fine è toccata alla frisa che da alimento contadino è diventata gourmet, da assaporare all’ombra di un comodo ombrellone pagato 80 euro al giorno. Ma noi possiamo continuare a raccontare la nostra terra nel senso più autentico, senza fargli perdere la sua “appetibilità “, come dire il salmone sulla frisa no, non ci sta. E potremo comunque scegliere di ascoltare il concertone ma con la consapevolezza di chi sa come e dove è la storia originale, da dove tutto ha avuto inizio. Ma così com’è oggi fuori la notte della Taranta c’è proprio la Taranta'', conclude Monica Lisi.


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