Cronaca 

Calci e pugni al marito di Paola Mita, condannato l’attacchino

Condanna in primo grado per la vicenda che risale alle regionali del 2020: riconosciuti i danni e le spese, condanna sospesa a 10 mesi

Dopo 4 anni, arriva la condanna per la vicenda dei manifesti elettorali della campagna per le regionali del 2020. Il Tribunale (1ª sezione penale, giudice dottor Marco Marangio Mauro) ha condannato Eric Durante, 52enne di Nardò (difeso dall’avvocato Antonio Palumbo) alla pena (sospesa) di dieci mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali (2200 euro) e al pagamento di 5000 euro di danni per l’aggressione fisica denunciata da Giordano Conte (difeso dall’avvocata Anna Inguscio), marito di Paola Mita, che era candidata in quel periodo con Forza Italia alle regionali. Il giudice ha accolto la versione di Conte Giordano, all'epoca dei fatti responsabile della campagna elettorale della moglie, che sarebbe stato aggredito con calci e pugni solo per aver cercato di parlare con chi era incaricato dal Comune di Nardò per l’affissione dei manifesti elettorali. L’aggredito, insieme alla moglie, avevano protestato perché i manifesti non erano stati affissi nelle zone previste.
Pur avendo ricevuto rassicurazioni (non senza tensioni al telefono), alle 13 dello stesso giorno i manifesti non erano nelle zone concordate, così il responsabile della campagna elettorale decise di andare a parlare di persona con l’attacchino. Giordano ha spiegato che chi era incaricato di attaccare i manifesti, “senza neanche dare il tempo di spiegare” le sue ragioni, ha cominciato a sferrare calci e pugni, facendolo cadere a terra e procurandogli delle lesioni in seguito refertate tra il 3 e l’8 agosto 2020 all’ospedale di Copertino. L’uomo ha portato in tribunale tutte le certificazioni mediche delle cure che dal 3 agosto 2020 in poi si sono protratte nel tempo, per dimostrare che si trattava di lesioni personali aggravate. Le forze dell’ordine trovarono Giordano, dopo l’aggressione, dolorante sul marciapiede. L’accusato ha provato a dimostrare che fosse lui l’aggredito, ma il giudice non gli ha creduto. Paola Mita ha spiegato in udienza che l’uomo aveva sempre risposto in maniera scontrosa al telefono, offendendo e che avrebbe minacciato di picchiare suo marito. Alla fine, dopo quattro anni, arriva una condanna che potrà essere appellata.


G.G.


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