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''Centro di Gravità Permanente'', il libro di Flavio De Marco su Battiato, il 24 Gennaio presentato a Firenze

Intervista a Flavio De Marco, giornalista, Direttore Responsabile del Corriere Salentino sul grande cantautore. “Battiato inimitabile ed irripetibile. Sulle guerre aveva le idee chiarissime ed anche sulla politica”.

Direttore De Marco, Franco Battiato ed il suo “Centro di Gravità Permanente”, stavolta la sua fortunata pubblicazione sarà presentata a Firenze.
“Si, il prossimo 24 Gennaio, dopo averlo presentato a Gorizia ed a Torino, la casa editrice Passaggio al Bosco, ha voluto che la presentazione facesse tappa a Firenze. Il libro, come si sa, è stato presentato anche a Nardò in occasione della rassegna “Neretina” assieme al caro amico Nabil Salameh dei Radiodervish. Una bella cornice di pubblico nel mio Salento, una soddisfazione enorme. A Firenze non saranno tradite le aspettative per chi vuole approfondire alcuni aspetti su questo autore tanto amato ma anche tanto equivocato”.

In che senso equivocato?
“Forse equivocato non è il termine adatto, più che altro poco studiato da chi dice di ascoltarlo. Mi permetto di dire questo poiché nel corso delle presentazioni in giro per l’Italia pochi, davvero pochissimi sapevano che il Centro di Gravità Permanente rientra in una specifica teoria filosofica di George Ivanovich Gurdijeff. Ma questo è solo un esempio, in tanti non conoscono i messaggi “subliminali” contenuti nei suoi dischi e la sua matrice filosofica. Poi c’è tutta la teoria sull’eros che torna sulla visione nietzschiana del “vitalismo” e del “dionisismo”. Quando Battiato ha cantanto, presso una delle passate edizioni della nostra Notte della Taranta, ha dimostrato l’amore e la passione per il nostro “dionisismo” per il nostro Salento magico. Nel corso delle presentazioni parlo di Tradizione anche in questo senso''.


Casaggì è un centro culturale della Destra Identitaria, non crede che ci si chiuda in una sola porzione di visione politica?
“Assolutamente no, anzi. Nietzsche, Evola, Guenon, Gurdijeff, la mistica orientale e nipponica, la questione palestinese, il vitalismo in Nietzsche, lo spiritualismo, il culto della civiltà tradizionale greca, persiana, romana e celtica sono un pallino fisso per Battiato. Questi stessi temi sono rilanciati da una determinata area culturale di Destra e quindi non vedo perché precludersi al dibattito. Molti confondono quattro esaltati nostalgici con giovani e meno giovani che in questi ambienti studiano seriamente ed approfondiscono in chiave critica e costruttiva tanti temi. Poi, per me è un piacere ed un onore tenere una conferenza dove l’ultimo in ordine di tempo, se non vado errato, è stato Marco Tarchi, intellettuale controcorrente fra i più importanti in Europa. Quindi, da parte mia enorme soddisfazione e piacere di conoscere questo contesto da vicino”.

Battiato e la politica, qual è il suo rapporto secondo lei?
“Mi piace portare un caso concreto. Di Povera Patria, canzone di contestazione sociale, si sono approvvigionate formazioni di destra, sinistra e centro. I messaggi di Franco Battiato sono meta-politici, sono buoni per tutti e per nessuno. È una linea di indirizzo a concepire in maniera aulica la Cosa Pubblica. Quanti lo fanno? Pochissimi, io nella mia vita di giornalista ne avrò visti una decina in tutto. Battiato tentò con la giunta Crocetta, per la Regione Sicilia, un coinvolgimento in prima persona: l’esito di questa esperienza ebbe vita breve, difficilmente un genio di quel livello scende a compromessi. Basta leggere le cronache politiche del tempo per capire la situazione. Il messaggio di Battiato è un messaggio di profondo civismo, legato alla libertà ed alla capacità etica. Oggi, c’è davvero carenza di tali requisiti”.

Battiato cosa direbbe oggi di fronte ai conflitti in atto?
“Nelle sue interviste ha parlato chiaramente sulla dittatura e sulla crudeltà dello Stato di Israele ed contrario al bullismo mondiale degli americani, ovvero delle amministrazioni guerrafondaie che si sono succedute. Basti leggere due righe del libro Tecnica Mista su Tappeto di Franco Pulcini. In pieno embargo statunitense, rischiando a livello discografico ed anche personale, fece un memorabile concerto in arabo ed in italiano a Bagdad. Era filo palestinese, ma, contrario ai terrorismi ed agli integralismi di ogni sorta. Anche per la scena internazionale, non le mandava a dire''.

Lei ha conosciuto Battiato, che ricordo le ha lasciato?
''Ho conosciuto ed intervistato sia Franco Battiato e sia Manlio Sgalambro. Oserei dire, incontri con uomini straordinari. Esperienze che ti fanno maturare tanto. Come spiego nel libro con entrambi, per caso o per fortuna o per destino, ho avuto molto tempo a disposizione per chiedere e per capire. Non si è trattato di una semplice intervista. Sono cose che ti cambiano la vita''.

Chi sono gli eredi di Battiato?
“Potrei dire Nabil, Morgan, Lindo Ferretti, Camisasca, musicalmente potrei citarne qualche altro, anche Samuel dei Subsonica, Alice, Paola Turci, nell’ambito dell’elettronica Alex Neri, ma sono certo che proprio ognuno di questi artisti considera il Maestro Battiato unico, irripetibile ed inimitabile”.


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