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''Il dovere della Storia, ancora da scrivere''

Riflessioni dopo lo spostamento della stele in onore di Quinto Ennio, figlio dell'antica Rudiae.

La luce illumina un angolo non visto di questa assolata piazza, un retro da ribaltare, un dietro le quinte che da oggi diventa palcoscenico. Perché è qui, dove per convenzione abbiamo posto l'ingresso del romano anfiteatro, che si erge la stele dedicata a Quinto Ennio, uno dei padri delle romanità.

Ricordo di averlo beccato al primo posto, Ennio, sul manuale di letteratura latina del liceo, quando un nome legato alla tua terra ti faceva impazzire di orgoglio, così come trovare un tuo parente sull'album delle figurine Panini. E c'è anche una scuola che si chiama così, storia nella storia di questa città.

Ecco perché da qui, da una stele che rinvia lo sguardo alle nostre spalle di oltre 2000 anni e che ci spinge a guardare avanti, con occhi nuovi, riparte il percorso della luce che illumina un passato, passato mai, risorto dalle ceneri come un'araba fenice quando qualcuno mi ha detto c'e da scavare ancora, c'è ancora spazio da riportare a quella luce che lo aspetta.

Quella luce che aspettò Cosimo De Giorgi quando cent'anni fa permise ai leccesi di fare la conoscenza con l'anfiteatro di Adriano, l'anfiteatro te la chiazza noscia, dove guarda dall'alto il santo protettore sulla colonna, l'anfiteatro tra i più grandi dell'impero romano, costruito sotto il principato di Adriano, il più teatrale tra gli imperatori, superlativo nella spettacolarizzazione della potenza Imperiale di Roma, come si sperimenta emotivamente visitando la villa più grande della romanità a Tivoli, Villa Adriana.

E Adriana sia a far di Lecce, caro sindaco, una città nuovamente romana, eterna come quella di cui sopra, che sopra a tutto e a tutti sta.
Scaviamo ancora, anche a mani nude, anche senza soldi, ma i soldi ci sono, senza pastoie e senza freni, in onore di Rudiae, in onore di Lupiae e di Quinto Ennio, apostolo di una fede laica, a dir poco ortodossa per noi leccesi e per quello che ci piace essere.

Una stele riportata a miglior vita e trasferita laddove si conviene, sia allora il semaforo verde per una corsa verso la Storia che ci vede tutti in gara, nessuno escluso. La Storia ancora da scrivere.

di Marco Renna


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