Ambiente Scienza e tecnologia Lecce "Pericolo" 5G, a Lecce c’è chi dice no: "Valutare i rischi per ambiente e salute" Domani, sabato 25 gennaio, anche a Lecce, come in altre 40 città italiane, si terrà una mobilitazione nell’ambito della giornata “Stop 5G” per chiedere di fermare la te... 24/01/2020 a cura della redazione circa 3 minuti Domani, sabato 25 gennaio, anche a Lecce, come in altre 40 città italiane, si terrà una mobilitazione nell’ambito della giornata “Stop 5G” per chiedere di fermare la tecnologia 5G. “Stop 5G”: anche Lecce, insieme ad altre 40 città italiane, si mobilita per chiedere di fermare questa specifica tecnologia. Isde Medici per l’Ambiente, insieme a nove associazioni locali, manifesta domani, sabato 25 gennaio, a Porta Napoli contro la sperimentazione della quinta generazione della telefonia mobile per la quale non sarebbe stata effettuata nessuna valutazione preliminare di rischio ambientale e sanitario. Dalle 10.30 alle 13.30, i cittadini potranno ricevere informazioni sui pericoli legati alla massiccia installazione di antenne 5G che si aggiungeranno a quelle già esistenti del 2G, 3G, 4G, Wi-Fi, Wi-Max, determinando un’impennata dell’inquinamento elettromagnetico. Le numerosissime nuove antenne 5G – che serviranno per collegare ad alta velocità oggetti e persone in un’unica rete dando vita all’ IoT (Internet delle cose) – saranno installate in prossimità di abitazioni, luoghi di lavoro e di ritrovo, sottoponendo i cittadini ad una esposizione obbligatoria 24 ore su 24 e ad intensità di potenza e a frequenze finora inesplorate. Insieme ad ISDE prendono parte attiva alla manifestazione la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) Lecce, l’Associazione Italiana Salute Ambiente e Società (Aisas), il Comitato Lecce via Cavo, il Comitato Salute e Ambiente Lecce e provincia, la Rete Ambiente e Salute del Salento, l’Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog, l‘Associazione Italiana Elettrosensibili, con le associazioni di consumatori Codacons Lecce e Codici Lecce. “Isde – afferma il presidente della sezione leccese Sergio Mangia -, ha chiesto la sospensione della sperimentazione in accordo con il pronunciamento di centinaia di scienziati in tutto il mondo. Non appare etico ignorare le evidenze disponibili al riguardo. Duole constatare che le scelte della politica non tengano conto delle ripercussioni sulla salute che questa tecnologia può determinare”. “L’esposizione ai campi elettromagnetici – aggiunge Lucia Santoro, presidente Aisas - comporta effetti biologici complessi che si manifestano a livelli di esposizione di gran lunga inferiori ai limiti di legge. È opportuno che gli amministratori pubblici acquisiscano informazioni sui danni alla salute correlati alle radiofrequenze e ampiamente documentati in letteratura”. “Il rapporto del Comitato Scheer (Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente e i Rischi Emergenti della Ue), del 20 dicembre 2018 – dichiara Roberto D’Errico, vicesegretario regionale Fimp -, afferma che la tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche impreviste”. E ancora, “lo studio «5G Deployment: State of Play in Europe, USA and Asia» del Parlamento Europeo afferma che «si sta delineando una preoccupazione significativa sul possibile impatto sulla salute e sulla sicurezza legata al 5G»”, ricorda il dottor Paolo Orio, presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, “e dobbiamo tutelare la salute di tutti prestando particolare attenzione alle categorie a rischio come donne incinte, bambini, anziani, soggetti elettrosensibili”. “È compito del sindaco in qualità di massima autorità sanitaria locale - sostiene Laura Masiero, presidente dell’Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog (A.p.p.l.e.) - assumere ogni misura idonea a ridurre e ove possibile eliminare l’inquinamento elettromagnetico nonché attenuare i rischi per la salute della popolazione, in ossequio all’articolo 32 della Costituzione, al Principio di Precauzione (sancito dal Diritto comunitario art. 191 TUE), e nel rispetto della legge 36/01 che fissa come obiettivo la «minimizzazione» dell’esposizione ai campi elettromagnetici artificiali”. “Prima di vendere le frequenze del 5G il Governo italiano – asserisce Fabia Del Giudice, coordinatrice del comitato Lecce Via Cavo - non ha chiesto alcun parere sanitario come invece previsto dalla legge di riforma Sanitaria 833 del 1978. Inoltre non esiste alcuna documentazione che attesti l’innocuità di questa tecnologia. Oltre 130 comuni italiani hanno deciso di non installare antenne 5G applicando il Principio di Precauzione. Confidiamo nella sensibilità del sindaco su una questione così delicata riguardante la tutela della salute pubblica che dovrebbe essere anteposta a ogni interesse economico”.
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