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La stangata dei dazi di Trump allarma la Puglia

Anche tante imprese salentine dell’export tremano. Un Vinitaly diverso.

Dal presidente di Confindustria pugliese, Sergio Fontana, alle associazioni degli agricoltori: l’allarme è unanime, si rischia una calo dell’export pari al 20%. Vino, olio, prodotti agroalimentari e farmaceutici potrebbero diventare meno esportabili negli USA. Un litro d’olio pugliese potrebbe arrivare a costare 2 euro in più. È la stangata finale per un Salento flagellato dalla Xylella. Un vero salasso per la nostra regione, che stava vivendo una grande stagione di riscatto in America, soprattutto nel comparto vitivinicolo.

Quella pugliese è un’economia trainata dalle esportazioni anche per quanto riguarda la pasta e il settore caseario. L’aumento dei dazi, cioè la crescita esponenziale della tassazione dei prodotti stranieri in entrata, che li renderà meno appetibili, porterà alla crescita del fenomeno della contraffazione: la criminalità ci sguazzerà con i finti prodotti italiani, anche nel settore della moda.

Il protezionismo aggressivo sta scatenando una guerra commerciale che non sappiamo bene dove ci porterà, ma sicuramente creerà disoccupazione e impoverimento.

Domenica riparte il Vinitaly con 106 espositori pugliesi angosciati dalla crisi economica innescata da Trump, con un protezionismo aggressivo. Nella 57esima edizione della fiera del vino a Verona si rifletterà su questo incubo, che rende incerto il futuro di tanti esportatori del settore vitivinicolo. Bisognerà trovare soluzioni e altri mercati, altrimenti il collasso per molti sarà inevitabile.

L’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, fa sapere che tutti i tecnici sono a lavoro: studiano i dati per capire come intervenire. C’è cautela e anche un leggero senso di impotenza di fronte alla veemenza trumpiana.
G.G.


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