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Le origini della colomba pasquale

Teorie, storie e leggende del dolce simbolo della Pasqua.

Il simbolo che si tramanda nel tempo
Andando a ritroso nel tempo, già ai tempi dei greci, egizi e romani gli antichi sacerdoti richiedevano per le cerimonie sacre la preparazione di pani a forma di colomba. Rituale a cui si attribuivano segni di purificazione e proprietà magiche.

La colomba è soprattutto un simbolo di pace perché rimanda al ricordo del racconto biblico di Noè e all’immagine della colomba con un ramo d’ulivo che dimostra la fine del Diluvio universale e l’inizio di una nuova alleanza di pace con Dio (Gen. 8,11). Da allora Ebrei e Cristiani, rifacendosi al citato episodio biblico, fecero propria la tradizione di attribuire alla colomba il simbolo della “Pace”. Pochi altri dolci hanno una valenza simbolica maggiore della colomba pasquale. La sua forma, la morbidezza della pasta lievitata e la carezzevole dolcezza della glassa rimandano con immediatezza a beneauguranti auspici di pace e di riconciliazione.

Re Alboino e l’assedio di Pavia
Intorno al 572 d.C., i longobardi, dopo circa tre anni di assedio, espugnarono la città di Pavia. Re Alboino fece il suo ingresso trionfale in città per la porta di San Giovanni in sella ad un maestoso cavallo. Il lungo protrarsi dell’assedio aveva accresciuto in Alboino un animo irritato e risentito. Il re era desideroso di vendicare le gravi perdite subite punendo duramente i pavesi per la lunga resistenza opposta.

La leggenda narra che per placare la furia dei longobardi, i cittadini di Pavia cercarono di ingraziarsi il nuovo sovrano con doni e ossequi. Solo dei soffici dolci di pane a forma di colomba riuscirono ad intenerire Alboino. Il re dinanzi a quei gustosi doni si mostrò clemente nei confronti degli indomiti pavesi, rinunciando al saccheggio e risparmiando le loro vite.

Il miracolo di San Colombano alla corte di Teodolinda
Attorno al 610 d.C., il monaco irlandese Colombano ambiva al riconoscimento di un proprio ordine religioso. Per avere l’approvazione di Papa Bonifacio IV si incamminò verso Roma con un gruppo di confratelli. I pellegrini irlandesi, valicate le Alpi e giunti a Pavia, in quella che era la capitale dei Longobardi, vennero ospitati da re Agilulfo e dalla regina Teodolinda. La regina offrì loro un sontuoso banchetto dove primeggiava la selvaggina, abbondante e ben rosolata. Era periodo di quaresima e i monaci irlandesi erano tenuti ad astenersi dal mangiare carni e, pertanto, pur ringraziando la sovrana per le attenzioni, si rifiutarono di consumare la selvaggina. La regina non gradì il gesto interpretandolo come una offesa. Colombano cercò di rassicurare la regina e promise che i religiosi avrebbero consumato quelle carni, ma solo dopo averle benedette. Quando San Colombano impose le mani per benedire il cibo, la selvaggina si trasformò in bianche colombe di pane che i monaci consumarono con gioia, senza venir meno al precetto.

Le colombe e la battaglia di Legnano
L’ultima leggenda legata alle colombe pasquali ci fa volare alla vigilia della celebre battaglia di Legnano del 1176, in cui l’esercito dei Comuni della Lega lombarda riuscì a sconfiggere le truppe dell’imperatore germanico Federico Barbarossa. Si narra che uno dei condottieri del “carroccio” notò due colombi posarsi sulle insegne della Lega. Il Capitano lo interpretò come un buon auspicio e ispirato da tale visione lo indicò ai suoi uomini per incoraggiarli. Per enfatizzare il benevolo segno, il condottiero fece preparare per i suoi uomini dei pani dolci a forma di colomba.

Evoluzione di antichi dolci
Taluni ritengono che la odierna colomba pasquale sia il frutto della naturale evoluzione di altri dolci strettamente legati alla ricorrenza pasquale. Rientra tra i precursori della colomba, la “fugassa” veneta: dolce soffice e saporito la cui ideazione è attribuita ad un panettiere trevigiano del XV secolo che, in periodo di Quaresima, provò ad arricchire il suo impasto di pane con uova, zucchero e burro. Ne venne fuori un prodotto straordinario, connotato da morbidezza e dolcezza. Nella regione divenne non solo un dolce tradizionale della ricorrenza pasquale, ma altresì preparato nei fidanzamenti e nei banchetti nuziali.

Tra i dolci considerati precursori della colomba pasquale, le “cuddure”, ciambelle dall’impasto dolce intrecciate con uova sode, tradizionali dell’Italia meridionale e diffuse dal Salento alla Calabria e dalla Sicilia alla Sardegna. Le “cuddure”, nell’areale siciliano dei Monti Iblei, sono denominate “palummeddi” (o “pastifuorti”), piccole colombe realizzate con un impasto di forte consistenza a base di zucchero, farina e cannella, possono considerarsi ascendenti diretti delle colombe pasquali.

“Puddhriche” e “palummeddhre” salentine
In Puglia, in particolare, nella provincia leccese, sono diffuse le “puddhriche” o “cuddhrure”. Questo pane pasquale, molto simile alle “cuddure” siciliane, può essere proposto sia dolce che salato.

Il termine “puddhrica” deriva dal latino “pulluceo”, ossia “pane che si offre”, caratteristica precorritrice dell’attuale colomba che ancor oggi mantiene la convenzione di “dono” di buon auspicio.


Le “puddhriche” condividono con la tradizione siciliana, versioni con l’uovo sodo al centro, ma anche a forma di corone, cestini (“panareddhri”) e trecce nelle quali si intersecano uova sode intere, sempre in numero dispari. L'uovo singolo veniva anche usato per pani a forma di bambola o bambino (“pupu cu l’ovu”) o di galletto, come simbolo di fertilità o di virilità

La variante salentina più attinente ad ipotizzare la progenie delle colombe pasquali sono le “palummeddhre”. Pani della tradizione pasquale realizzati a forma di colomba con un impasto salato tipo taralli pugliesi, magari aromatizzati con il pepe, oppure con un impasto lievitato tipo pane, ma con l’aggiunta di olio.

I “Palummeddi” siciliani e “palummeddhre” salentine rappresentano l’ennesimo indizio che confermano la preesistenza di un dolce tradizionale legato alla ricorrenza della Pasqua a forma di “colomba”.

Il creativo della “Motta” inventa la variante pasquale del panettone
Come Eva è nata da una costola di Adamo così la “colomba” nasce come variante pasquale del “panettone” natalizio. Teoria questa che trova sostegno in personaggi storici e fatti ben precisi e identificati. Nella Milano degli anni Trenta, Angelo Motta, già noto per aver reinventato il panettone conferendogli una forma più alta e con l’estremità a cupola, affidò l’immagine della sua azienda all’artista Dino Villani. Interprete delle prime forme di comunicazione integrata, Villani era un vero genio del marketing pubblicitario (tra l’altro ideatore di un Concorso che poi diventerà “Miss Italia”) ed in poco tempo riuscì ad incarnare l’anima creativa della “Motta”.

Villani, infatti, con l’intento di non interrompere l’attività produttiva della Motta alla fine della stagione dei panettoni natalizi e di utilizzare gli stessi macchinari ed una pasta analoga, inventa la Colomba di Pasqua, un nuovo dolce primaverile che in breve tempo si impone nella tradizione gastronomica italiana.

Se da un lato l’affascinante percorso della colomba pasquale tra leggende, tradizioni e dolci precursori, non è riuscito a far emergere certezze delle effettive origini del dolce, occorre riconoscere l’indiscutibile intuizione di Dino Villani. Con il suo progetto è riuscito a far realizzare un prodotto ben definito e di largo consumo che ha saputo mantenere intatto il suo valore simbolico e di buon augurio.

Molto eloquente, al proposito, la dichiarazione di Dino Villani resa ad un giornalista nel corso di una intervista sull’origine della Colomba pasquale: ''...Quando un’invenzione ha successo, vi è sempre qualcuno che... l’ha detto o fatto prima... non una, ma mille e mille volte una donna di casa, un panettiere o anche un pasticcere... hanno fatto un biscotto o una torta a forma di colomba... Un fatto occasionale che è ben diverso da una produzione organizzata, sistematica e a tutto tondo, dalla forma, nome, composizione dolciaria e, soprattutto, diffusione''.

Dichiarazione dirimente che chiarisce l’inutilità di stabilire il primato dell’idea della colomba pasquale che può aver avuto origine indifferentemente in Lombardia, Veneto, Puglia, Sicilia o in un altro luogo.

Dopo tanto narrare, non resta che scegliere due buone “colombe pasquali”, meglio se artigianali, una da regalare a parenti o amici e l’altra da scartare e gustare... buona colomba a tutti!

di Luigi Sances


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