Cronaca Società Galatone 

Nuove povertà, la Casa per padri divorziati a Galatone non decolla

Poche domande per pudore e perché la condivisione di alcuni spazi non garantisce la privacy. La discussione in Commissione a Lecce per capire se il modello è applicabile nel capoluogo.

Molti uomini, anche nel Salento, dopo la separazione o il divorzio, dovendo uscire dalla casa familiare e avendo uno stipendio insufficiente, se non hanno nessuno che li possa aiutare, si ritrovano praticamente in strada (sono il 46% dei nuovi poveri). In Commissione Servizi Sociali (presieduta da Tonia Erriquez) si è discusso di un tema che riguarda le nuove povertà: l’emergenza abitativa dei padri divorziati.

Esiste nel Salento (unica struttura in Puglia) la “Casa di accoglienza per padri separati in difficoltà, Ti voglio bene papà”, un immobile per l’assistenza agli adulti che è appartiene alla provincia di Lecce, ma si trova nel Comune di Galatone ed è ubicato, in via Cosimo Settimo. A Palazzo Carafa è stata analizzata questa esperienza anche per capire se il modello è attuabile nel capoluogo leccese.

L’assessore del Comune di Galatone, Roberto Bove, ha illustrato questo progetto realizzato con un investimento di 650mila euro (finanziato con i fondi Por Puglia 2014/2020). La gestione è stata affidata a un’associazione “Fare oggi”, braccio operativo della Caritas di Nardò-Gallipoli. Il modello di gestione e di tipo comunitario e la struttura può accogliere fino a sette adulti in difficoltà. Gli ospiti possono rimanere per un massimo di 12 mesi e devono versare una quota di 250 € euro al mese. All’interno ci sono dei mini-appartamenti, degli uffici e stanze adibite per colloqui. Non mancano gli spazi comuni come la cucina, le sale attrezzate, la lavanderia. C’è anche uno spazioso giardino, con parco giochi e orto sociale. La valutazione del bisogno è lasciata ai comuni dell’ambito che redigono un progetto personalizzato.

Non sono state registrate molte domande per l’accesso nella struttura. La difficoltà maggiore riguarda la gestione: in molti hanno paura del giudizio della gente e per questo evitano di fare domanda. Silvia Miglietta ha fatto notare che anche Campi Salentina aveva provato ad accogliere i padri separati in gravi difficoltà, ma senza grandi risultati: adesso quel bene, che faceva parte delle strutture confiscate la mafia, viene utilizzato per accogliere i senza fissa dimora (per fortuna quelli dei senzatetto non è un fenomeno molto frequente nei comuni dell’ambito).

Questi progetti nel Salento ancora non riescono a funzionare anche perché le famiglie salentine rappresentano una forte rete di sostegno per chi è in difficoltà, che generalmente torna a casa dei genitori. In altre città queste case per padri di divorziati hanno avuto più successo, soprattutto nelle grandi metropoli. Secondo la consigliera Miglietta sarebbe meglio immaginare queste abitazioni non come co-housing, ma come degli appartamenti singoli in cui ognuno si può gestire autonomamente per il breve periodo in cui vengono affidati.

G.G.


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