Politica Lecce 

Lo scontro sui comitati di quartiere: avanti con le elezioni di secondo livello

L’avviso di Poli Bortone: “No a commissioni su proposte di giunta: si rischia con la Corte dei Conti”.

Non c’è accordo con la minoranza sui comitati di quartiere: l’amministrazione Poli Bortone va avanti per la sua strada con le elezioni di secondo grado (componenti eletti dai consiglieri comunali), in questo periodo transitorio in cui il bilancio è ingessato.

Adriana Poli Bortone ha spiegato ieri a Palazzo Carafa, durante la Commissione Statuto, che non ci sono le risorse umane e monetarie per far votare tutta la città. Però la prima cittadina non ha chiuso le porte all’elezione diretta dei comitati di quartiere: in un secondo momento si potrà pensare di estendere il voto a tutti, una volta che Lecce sarà uscita dal predissesto.

Il centrosinistra ha contestato il nuovo regolamento dei comitati di quartiere varato dalla giunta Poli Bortone, perché lega i rappresentanti alle logiche politiche.

L’assessore ai Quartieri, Maria Gabriella Margiotta, ha chiarito che è stato istituito un albo dei comitati di quartiere attraverso il quale individuare e far eleggere dal Consiglio i componenti. “Il 60% sarà eletto dalla maggioranza (6 consiglieri per ogni quartiere), il 40% dalla minoranza (4 consiglieri) - ha puntualizzato l’assessore - Saranno eletti anche gli eventuali sostituti nel caso di dimissioni o altri impedimenti di chi è stato eletto. Dunque, saranno eletti 10 sostituti, i quali potranno assistere, su base volontaria, alle riunioni dei comitati di quartiere (naturalmente senza diritto di voto)”.

Anche Margiotta ha ribadito che un’elezione diretta sarebbe troppo dispendiosa: “Ci abbiamo pensato a lungo e ci siamo ispirati anche ad altri modelli mutuati in altre città, ad esempio a Piacenza, che si basa sulla legge Delrio del 2014, che garantisce che un’elezione indiretta non è incostituzionale”.

L’assessore cita la sentenza della Corte Costituzionale 50 del 2015, che ritiene in linea con la costituzione le elezioni di secondo grado per gli organi delle città metropolitane. La maggioranza ritiene di poter realizzare in questo modo il rapporto diretto tra consiglio e quartieri.

Antonio Rotundo, consigliere del Pd, ha criticato duramente questa decisione: “Nel 2018 il consiglio decise per le elezioni dirette e all’epoca la maggioranza, per via dell’anatra zoppa non era tutta di centrosinistra. Una massa crescente di cittadini si sente tagliata fuori e non partecipe delle scelte prese dagli amministratori. Tante volte si è sentito parlare della lontananza tra i palazzo e i quartieri. Noi avevamo immaginato comitati di quartiere slegati dalla politica e da logiche di maggioranza. La forza di quella scelta era essere eletti direttamente dai cittadini e non dai partiti. L’intento era proprio quello di dare voce ai quartieri che poi avrebbero avuto la legittimità di confrontarsi con il consiglio comunale. Questi non sono più i comitati di quartiere eletti dai cittadini, ma eletti dalla politica”.

Secondo Rotundo, i comitati di quartiere eletti in questo modo non servono a niente.
Il consigliere di minoranza ha chiesto di sospendere la delibera di giunta (che costringe la maggioranza a votare favorevolmente) per convocare una riunione dei capigruppo che lavori su un provvedimento che dia maggiore indipendenza ai consiglieri di circoscrizione.

Adriana Poli Bortone, però, ne ha approfittato per bacchettare i consiglieri puntualizzando che le commissioni dovrebbero discutere solo proposte del Consiglio comunale e non della giunta: “Se trovo delle sedute che non siano basate su proposte del Consiglio comunale, chiederò di non autorizzarle. Sono commissioni fuori legge. Il regolamento non prevede che si discuta in Commissione una proposta di giunta come questa. Non ho alcuna intenzione di finire davanti alla Corte dei Conti per aver fatto Commissioni che non sono previste dal regolamento”.

Poi, la bacchettata a Rotundo: “Tutto questo fervore è ingiustificato e non c’è stato per 7 anni in cui i comitati non sono mai stati attivati per motivi economici e organizzativi. Fui io a porre il problema dei comitati di quartiere, che non erano stati inseriti nello statuto. Anche le consulte non sono riuscite mai a funzionare. Consulta deriva dal latino ‘consulere’, che significa consultare persone (su determinati argomenti) che ne sanno più di noi, altrimenti non servono a nulla”.

L’amministrazione ha preferito una soluzione più pragmatica nel periodo di transizione, fino all’uscita dal predissesto e ha ribadito che più di questo non si può fare.


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