Cronaca Economia e lavoro Lecce 

Filcams contro le aperture dei centri commerciali del 25 aprile

Daniela Campobasso: “Chiesti festeggiamenti sobri per la Liberazione, ma nessuno si indigna per lo svilimento del lavoro, piegato alla logica del profitto. I sindaci piuttosto battano un colpo a sostegno di lavoratrici e lavoratori”.

Campeggiano agli ingressi dei grandi centri commerciali i cartelli che annunciano l’apertura nel giorno della Festa della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. “Nulla di nuovo purtroppo per chi combatte da sempre la totale liberalizzazione degli orari e delle aperture nel commercio”, spiega la segretaria generale della Filcams Cgil Lecce, Daniela Campobasso. Quest’anno l’apertura straordinaria, e quindi l’“invito” delle aziende ai propri lavoratori a presidiare le proprie postazioni, coincide con la giornata di lutto nazionale proclamato per la morte di papa Francesco e con l’invito del ministro alla Protezione Civile, Nello Musumeci, a festeggiare sì la Liberazione, ma con sobrietà.

“Il 25 aprile resta una giornata di mobilitazione, di lotta per affermare i valori della democrazia nel nostro Paese, che mai come ora va praticata”, dice la sindacalista, facendo eco alle parole del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Campobasso, di fronte all’invito del ministro a festeggiare con toni soft il 25 aprile, fa un’amara constatazione: “Raccoglimenti e introspezioni psicologiche per elaborare il lutto nazionale evidentemente escludono lavoratrici e lavoratori della grande distribuzione, che anche quest’anno dovranno armarsi di pazienza e recarsi sul posto di lavoro, come annunciano trionfanti i cartelli agli ingressi di tanti supermercati della provincia. La Filcams è tristemente abituata a tali comportamenti aziendali, tutti protesi al maggior profitto a detrimento di famiglie e lavoratori”.

La Filcams chiede “un moto di disappunto da parte dei sindaci, a cominciare dalla sindaca del capoluogo di provincia. Chiariscano “urbi et orbi“ la propria posizione in merito. Ci chiediamo, infatti, per quale motivo la celebrazione di una Festa tanto importante per la democrazia del nostro Paese debba destare scandalo, mentre alcuna indignazione suscitano le aperture selvagge delle attività commerciali”. Da qui l’appello ai sindaci: “I primi cittadini potrebbero esprimere la propria aderenza ai valori fondanti dello Stato, democrazia e lavoro che si celebrano il 25 Aprile e il Primo Maggio, per esempio emanando ordinanze di chiusura delle attività commerciali: chi non lo ha fatto per la giornata che celebra la Resistenza, può ancora farlo per la Festa del Lavoro. Ricordino che anche i lavoratori del commercio avrebbero tutto il diritto di trascorrere una festività con le proprie famiglie. Evidentemente sobrietà e pudore sono richiesti solo ad una parte della cittadinanza, mentre di fronte alle logiche di utili e capitale l’altra parte può tranquillamente farne a meno e le istituzioni possono inchinarsi”.


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