Arte e archeologia Nardò Piastra di cottura dell’Età del Bronzo: continuano le scoperte sul litorale neretino Il ritrovamento sulla Penisola dell’Aspide tra Santa Caterina e Santa Maria al Bagno 03/09/2020 circa 1 minuto Una piastra in argilla per la cottura degli alimenti, sepolta sotto pochi centimetri di terra. È quanto emerso durante un saggio di scavo eseguito dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto lungo il litorale neretino, sulla penisola cosiddetta dell’Aspide, a metà strada tra le marine di Santa Caterina e di Santa Maria al Bagno.La località, tutelata con vincolo archeologico da circa un anno, era nota da tempo per la presenza di materiale ceramico disperso in superficie e per la presenza di un muro di chiusura della penisola ben visibile nelle fotografie aeree del secondo dopoguerra. Tutto ciò lasciava presumere l’esistenza di testimonianze archeologiche nel sottosuolo, ora finalmente venute alla luce. Il rinvenimento di queste ulteriori evidenze risale, però, allo scorso gennaio quando il Gruppo Speleologico Neretino ha segnalato alla Soprintendenza la presenza di alcune pietre infisse nella terra, che delimitavano piccole aree rettangolari e quadrangolari, probabilmente scoperte dalle mareggiate del novembre scorso. Il saggio, che ha interessato solo metà di una di queste evidenze, ha riportato alla luce una piastra in argilla concotta ben conservata e una gran quantità di ceramica dell’Età del Bronzo medio (XV secolo a.C.) che fa pensare ad un contesto abitativo, quindi ad un piccolo insediamento, in relazione visiva con il promontorio di Torre dell’Alto, dove è attestato un muro di fortificazione databile sempre alla stessa epoca. «La scoperta -spiegano dalla Soprintendenza- conferma ciò che la bibliografia scientifica aveva ipotizzato negli ultimi decenni e potrà fare luce sulle dinamiche insediative che hanno interessato il litorale ionico in particolare e il Salento più in generale in una fase fondamentale della protostoria. Ora sarà importante reinterrare la testimonianza, per poterla tutelare in vista di altri saggi su un’area più vasta. L’auspicio è di poter intervenire a breve e di poter riportare alla luce altre evidenze che potranno essere valorizzate in futuro e che si prestano a diventare una passeggiata archeologica in un contesto di grande valenza paesaggistica, a breve distanza dal frequentatissimo lungomare e oggetto di attenzioni anche da parte degli affezionati bagnanti. L’intervento ha avuto il supporto operativo del Comune di Nardò».
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