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Giornata del Ricordo, Roberto Giordano Anguilla: ''Lo sfregio alla Foiba di Basovizza un atto di vigliaccheria''

Anche 61 salentini meritano di essere ricordati, trucidati colpevoli di essere italiani.

Si avvicina la Giornata del Ricordo, per non dimenticare gli oltre trecentomila martiri che furono trucidati nel confine nord-ovest con la ex Jugoslavia, soprattutto, tra il 1945 ed il 1947. L’Italia era già democratica, ma, subiva passivamente la violenza e l’odio etnico.

Qualcuno ha pensato bene, in queste ore, di sfregiare la Foiba di Basovizza, lo ritengo un atto di pura vigliaccheria che ha come obiettivo quello di far radicalizzare lo scontro tra gli estremismi, un atto provocatorio e da ignoranti. Come ha sottolineato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “un oltraggio alla Nazione”.

Finita la seconda guerra mondiale, i partigiani comunisti agli ordini del generale Tito, a conflitto concluso, massacrarono un numero ancora da stimare di italiani, colpevoli di essere italiani. Di certo furono almeno sessantuno i salentini “infoibati”, scaraventati nelle “fosse” della zona al confine con l’attuale Slovenia: una zona ricca di anfratti e ricca di “fosse”, di grotte che hanno rappresentato la tomba di tanti innocenti.

Dopo essere stati barbaramente torturati, uomini, donne e bambini senza alcuna distinzione, venivano legati tra loro ad un filo di ferro e scaraventati in gruppi. Troppo silenzio, troppe coperture “storico-politiche” sino a quando la Presidenza della Repubblica, non ha istituito, ufficialmente, nel 2004,

“La Giornata del Ricordo”. Solo qualche anno fa la Slovenia ha documentato la presenza di “nuove” voragini, di nuove scoperte di questo orrore senza precedenti. Per questo credo che sia fondamentale ricordare, studiare ed analizzare questa barbarie.

Chi vuole rimuovere questi avvenimenti è complice di un tradimento nazionale, di una sottomissione all’ideologia della violenza e della vigliaccheria. In Italia, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la popolazione ha dovuto subìre l’onta di questo massacro, delle “marocchinate”, ovvero la tortura e le violenze di quei battaglioni del nord africa alleati dei francesi, ripeto, ed è giusto ricordarlo, a conflitto concluso.

In prima persona mi sono sempre impegnato affinché questa giornata non sia solo una kermesse, bensì, l’occasione per l’approfondimento di accadimenti storici presso le scuole, gli istituti di ricerca, le associazioni. Le generazioni devono sapere che in quelle “fosse” sono finiti tanti innocenti e che i loro aguzzini sono rimasti impuniti ed a volte anche idolatrati.


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