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Perché la finanza alternativa sta crescendo?

Negli ultimi anni, la finanza alternativa è passata da essere una nicchia a diventare un pilastro emergente del sistema finanziario globale.

Negli ultimi anni, la finanza alternativa è passata da essere una nicchia a diventare un pilastro emergente del sistema finanziario globale. Crowdfunding, peer-to-peer lending, venture capital e criptovalute non sono più concetti futuristici, ma strumenti concreti che milioni di aziende e imprese utilizzano per finanziare progetti, raccogliere capitali e diversificare i propri investimenti. Questa crescita esplosiva solleva una domanda cruciale: perché la finanza alternativa sta guadagnando così tanto terreno rispetto ai canali tradizionali?

Perché la finanza alternativa ha attratto le PMI negli ultimi anni -
La finanza alternativa è un insieme di strumenti e canali di finanziamento che si affiancano o sostituiscono il credito bancario tradizionale. Include meccanismi come il venture capital, il private equity, e l’uso di tecnologie come la blockchain per finanziare progetti attraverso token e criptovalute. Si tratta di un ecosistema innovativo che risponde alle crescenti esigenze di flessibilità, rapidità e personalizzazione che le piccole e medie imprese non riescono più a trovare nel sistema bancario tradizionale.

Le PMI rappresentano il tessuto economico italiano, ma negli ultimi decenni hanno sofferto gli effetti del consolidamento bancario (per maggiori informazioni potete leggere questo approfondimento: azimutdirect.com/it/blog/finanza-alternativa/finanza-alternativa-cose-e-quali-i-motivi-del-suo-sviluppo). Tre fattori hanno reso questa evoluzione particolarmente svantaggiosa:
1. Perdita dei riferimenti sul territorio
La chiusura di numerosi sportelli bancari locali ha privato le PMI di un rapporto diretto e personale con gli istituti di credito. In passato, molte aziende potevano contare su una conoscenza approfondita delle loro esigenze da parte delle banche locali, che spesso erano in grado di offrire soluzioni su misura. Con la riduzione della presenza fisica, il rapporto è diventato più impersonale e distante.
2. Minore diversificazione del credito
La drastica riduzione del numero di istituti bancari ha limitato le possibilità di accesso al credito per le PMI. Con meno opzioni disponibili, le imprese si trovano spesso a dipendere da uno o pochi fornitori di servizi finanziari, aumentando il rischio di non ottenere finanziamenti adeguati o di pagarli a tassi meno competitivi.
3. Offerta di prodotti standardizzati e poco personalizzati
I grandi gruppi bancari, che dominano il panorama finanziario, tendono a seguire un modello di banca universale, proponendo un’ampia gamma di prodotti e servizi, ma spesso standardizzati e poco adattabili alle esigenze specifiche delle PMI. Questo approccio, tipico di mercati come l’Italia e la Germania, non si sposa con le necessità di imprese più piccole, che richiedono soluzioni flessibili e personalizzate.

Di fronte a queste difficoltà, la finanza alternativa si sta imponendo come una valida alternativa. Offre canali di finanziamento più accessibili e snelli, grazie alla riduzione della burocrazia e all’utilizzo della tecnologia. Ad esempio, il venture capital e il private equity forniscono risorse essenziali per sostenere la crescita e l’innovazione.

Questi strumenti non solo migliorano l’accesso al credito, ma offrono anche una maggiore flessibilità e una personalizzazione su misura, rispondendo meglio alle esigenze specifiche delle PMI. Per questo motivo, la finanza alternativa rappresenta non solo una risposta alle lacune del sistema bancario tradizionale, ma una reale opportunità di crescita per le imprese.

Un approfondimento su Private Equity e Venture Capital - 
Il Private Equity si configura come un’attività di investimento nel capitale di rischio di aziende già consolidate, ma non quotate in borsa, che si trovano in una fase di forte sviluppo. Gli investitori, spesso fondi specializzati, acquisiscono quote significative del capitale aziendale, entrando direttamente nella gestione strategica per migliorare la redditività e il valore complessivo dell’impresa.

Questo tipo di investimento mira a potenziare l’efficienza operativa, promuovere l’espansione geografica o settoriale, e preparare l’azienda a una futura quotazione in borsa (IPO) o a una vendita a terzi. Il Private Equity è particolarmente indicato per imprese che hanno già superato le prime fasi di crescita e cercano capitali consistenti per finanziare operazioni strategiche, come acquisizioni o internazionalizzazioni.

Gli investitori di Private Equity puntano a un ritorno economico significativo nel medio-lungo termine, capitalizzando sulla crescita dell’impresa e sul miglioramento della sua competitività sul mercato.

Il Venture Capital, invece, si rivolge a realtà molto diverse: le imprese in fase embrionale, caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo e crescita, ma anche da un alto grado di rischio. Gli investitori di Venture Capital offrono finanziamenti a medio-lungo termine in cambio di quote di capitale, scommettendo sull’innovazione e sulla capacità dell’azienda di scalare rapidamente il mercato.

A differenza del Private Equity, il Venture Capital non si limita a fornire capitali. Gli investitori spesso affiancano i fondatori nella gestione operativa e strategica, contribuendo con competenze manageriali, network di contatti e supporto nell’accesso a nuovi mercati. Questo approccio è cruciale per le startup, che, pur avendo idee e modelli di business innovativi, spesso mancano delle risorse e delle esperienze necessarie per crescere autonomamente.

Le imprese sostenute dal Venture Capital operano frequentemente in settori ad alta tecnologia, come la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale o le biotecnologie, dove il potenziale di rendimento è elevato, ma le sfide sono altrettanto grandi.


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