Economia e lavoro Redazionali Redazionali Federaziende, Mazzotta: “Necessario salario minimo, qualità dei contratti e nuovi modelli di relazioni industriali” Sentenza storica: “il lavoro pagato 3,96 euro l’ora non rispetta la costituzione’” 09/04/2023 circa 3 minuti Vogliamo avere il coraggio di assumere una posizione pubblica, forse, impopolare. Ma noi di Federaziende abbiamo sempre avuto il coraggio delle idee. Uno stipendio da 3,96 euro all’ora, anche se è previsto da un contratto collettivo nazionale firmato da CGIL e CISL, va contro la costituzione. Ad affermarlo è stata la recente sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Milano evocando l’art. 36 della Costituzione Repubblicana ‘’ Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa’’. Il tribunale ha dichiarato nulli gli articoli del contratto che stabilivano la paga, e questo potrebbe essere un precedente. Assistiamo insomma alla decisione di un tribunale che impone il rispetto dei principi di proporzionalità e sufficienza. Ma noi di Federaziende ci chiediamo e vi chiediamo era necessaria una sentenza di un tribunale per far comprendere ad un imprenditore che pagare un lavoratore 3,96 euro l’ora non assicura al dipendente un’esistenza dignitosa? Negli ultimi anni le Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative su scala nazionale hanno fatto sentire con forza la loro voce evidenziando la necessità di mettere un freno alla proliferazione dei CCNL segnalando quale ricetta la necessità di introdurre regole per misurare la rappresentatività delle parti stipulanti ed evidenziando la necessità di stabilire quale è il perimetro entro il quale è efficace il contratto. Quindi secondo tale tesi di certa politica sindacale nei CCNL la tutela dei lavoratori è direttamente proporzionale al grado di rappresentatività delle Organizzazioni Sindacali stipulanti l’accordo contrattuale di lavoro. Ma la recente sentenza del giudice del lavoro di Milano dimostra esattamente il contrario. Noi di Federaziende nei futuri contratti dobbiamo puntare sulla professionalità del lavoratore e capire che il lavoro di qualità e quindi la produttività richiedono la partecipazione del lavoratore ai processi di miglioramento continuo. Ma la recente sentenza stabilisce uno storico principio ossia che non costituisce garanzia della qualità dei CCNL il grado di rappresentatività delle parti stipulanti l’accordo economico collettivo. La necessità di dare risposte concrete rispetto ai cambiamenti che l’innovazione tecnologica sta determinando nei sistemi produttivi ed organizzativi aziendali devono portarci ad individuare nella contrattazione collettiva una ‘’terza via’’, un nuovo modello di relazioni industriali-sindacali e contrattuali di assoluta qualità, alternativo ai sistemi tradizionali e che da tempo ha preso le distanze da qualsiasi forma di dumping contrattuale. L’obiettivo è quello di introdurre nuovi sistemi di classificazione del personale, l’innalzamento costante delle competenze dei lavoratori attraverso la formazione continua, il potenziamento del rapporto tra sistema di istruzione e formazione con il mondo del lavoro, nuove politiche salariali, nonché il potenziamento della contrattazione decentrata e della flessibilità. Il ricorso alla formula del contratto collettivo provinciale di lavoro può essere lo strumento per far avvicinare le Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale a nuove forme di rappresentanza delle PMI e quindi a Organizzazioni Datoriali maggiormente rappresentative sul piano, invece, provinciale aprendo le porte su scala locale al salario minimo che in questo caso verrebbe stabilito non per legge ma dalla volontà delle parti contraenti le quali devono essere disposte, però, a sposare la tesi già prima dell’inizio della trattativa che al di sotto di nove euro lordi l’ora non si assicura al lavoratore una vita dignitosa. Noi imprenditori aderenti a Federaziende dobbiamo comprendere che sposare la tesi di politica sindacale del salario minimo a noi conviene. Perché lo sviluppo di un’impresa passa dai lavoratori, dalla loro stabilizzazione, dalla loro professionalità e dal riuscire ad accaparrarsi le migliori professionalità esistenti sul territorio e quindi passa da una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e da un salario minimo che garantisca i principi sanciti dall’art. 36 della Costituzione.
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