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Convegno legalità il lavoro, l’intervento di Federaziende

Al convegno organizzato da Confindustria parlano Eleno Mazzotta e Simona De Lumè

FEDERAZIENDE interviene per esprimere con forza la propria posizione a seguito del Convegno su ‘’Legalità e Lavoro ’’ organizzato da Confindustria Lecce con le segreterie di CGIL, CISL e UIL. Simona De Lumè ed Eleno Mazzotta, rispettivamente, presidente nazionale e segretario generale di FEDERAZIENDE intervengono a seguito di un’attenta lettura dell’articolo di pag. 12 del Quotidiano di Lecce di Venerdì 14 luglio 2023. FEDERAZIENDE ha sempre puntato sulla qualità dei contratti, piuttosto che sulla rappresentatività delle parti contraenti.
La Confederazione nazionale delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi e dei pensionati ribadisce la propria posizione favorevole in materia di introduzione del salario minimo, laddove invece i sindacati affermati su scala nazionale vorrebbero porre un freno alla proliferazione dei Contratti collettivi nazionali di lavoro,in favore di una contrattazione basata sulla rappresentatività delle parti stipulanti e che svolga la propria efficacia entro un perimetro limitato. «Quindi, secondo tale tesi di politica sindacale, nei contratti collettivi la tutela dei lavoratori è direttamente proporzionale al grado di rappresentatività delle organizzazioni sindacali stipulanti l’accordo contrattuale di lavoro – considerano i due rappresentanti di FEDERAZIENDE –. Noi di FEDERAZIENDE preferiamo discutere, invero, di qualità dei contratti più che del grado di rappresentatività dei soggetti stipulanti, in quanto il grado di rappresentatività di un’organizzazione datoriale o sindacale non garantisce automaticamente la qualità del contratto. Prova ne sia la recente sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Milano in riferimento a un contratto sottoscritto da CGIL e CISL, che prevedeva uno stipendio di 3,96 euro all’ora: una retribuzione palesemente in contrasto con l’articolo 36 della nostra Costituzione. Ad ogni modo, se dovessimo applicare in provincia di Lecce  i contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni datoriali territorialmente più rappresentative, sicuramente resterebbero applicabili i contratti sottoscritti da FEDERAZIENDE. Ma non è questa la questione.
FEDERAZIENDE, dunque, lancia un nuovo modello di relazioni industriali e sindacali, una “terza via” contrattuale, che sappia intercettare la necessità di dare risposte concrete ai cambiamenti determinati dall’innovazione tecnologica nei sistemi produttivi e organizzativi delle imprese, prendendo le distanze da qualsiasi forma di dumping contrattuale. «Il nostro obiettivo è introdurre nuovi sistemi di classificazione del personale, l’innalzamento costante delle competenze dei lavoratori attraverso la formazione continua, il potenziamento del rapporto tra sistema di istituzione e formazione con il mondo del lavoro, nuove politiche salariali, nonché il potenziamento della contrattazione decentrata e della flessibilità – spiegano Mazzotta e De Lumè –. Il ricorso alla formula del contratto collettivo provinciale di lavoro può essere lo strumento per far avvicinare le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale ad Associazioni Datoriali maggiormente rappresentative sul piano provinciale; aprendo le porte su scala locale al salario minimo, che in questo caso verrebbe stabilito non per legge, ma dalla volontà delle parti contraenti. Ciò, però, a patto che queste ultime siano disposte a sposare la tesi già prima dell’inizio della trattativa che al di sotto di nove euro lordi non si assicura al lavoratore una vita dignitosa».
Infine, l’appello della Confederazione ai propri associati: «Noi imprenditori aderenti a Federaziende dobbiamo comprendere che sposare la tesi di politica sindacale del salario minimo contribuisce alla crescita socio economica delle nostre aziende. Perché lo sviluppo di un’impresa passa dai lavoratori, dalla loro stabilizzazione, dalla loro professionalità e dal riuscire ad accaparrarsi le migliori professionalità esistenti sul territorio e, quindi, passa da una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro e da un salario minimo che garantisca i principi sanciti dall’articolo 36 della Costituzione».

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