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Il benessere dell’uomo legato alla “salute del suolo”: i segreti del microbiota

Un suolo sano, ricco di materia organica, porta a una migliore qualità nutrizionale degli alimenti e contribuisce all’equilibrio del nostro microbiota intestinale, da cui può dipendere persino la nostra salute mentale. Ne parliamo con il dottor Mauro Minelli.

Il movimento Salva il Suolo, a fine agosto, ha diffuso un’analisi che rivela le profonde connessioni tra la salute del suolo e il benessere fisico e mentale dell'uomo, sottolineando quanto sia urgente prestare attenzione al degrado del suolo a livello globale. Salva il Suolo (una campagna di sensibilizzazione e consapevolezza  del movimento Conscious Planet) è sostenuta da UNEP, UNCCD, UNFAO, WFP e IUCN e chiede cambiamenti politici in Italia e nel mondo per garantire la salute del suolo. In vista della COP29, il movimento chiede che la rigenerazione del suolo sia riconosciuta come una priorità per la salute pubblica.

L'analisi rivela che un suolo ricco di materia organica porta a una maggiore resa dei raccolti e a una migliore qualità nutrizionale degli alimenti. Lo studio avverte che il continuo declino della salute del suolo contribuisce direttamente alla perdita nutrizionale degli alimenti (il contenuto proteico del grano è diminuiti del 23% dal 1955 al 2016). Gli alimenti ricchi di nutrienti supportano anche il microbioma intestinale, che svolge un ruolo cruciale nella regolazione dell'umore, della funzione immunitaria e della salute fisica e mentale generale.
Il degrado del suolo sta, quindi, accelerando la malnutrizione globale, in particolare la “fame nascosta”, quando la qualità del cibo non soddisfa i requisiti nutrizionali, avanza: lo studio svela che questo problema colpisce il 50% dei bambini sotto i cinque anni e il 66% delle donne a livello globale. 

I terreni sani favoriscono la produzione di alimenti ricchi di nutrienti, essenziali per la salute mentale. Il rapporto sottolinea che la carenza di micronutrienti chiave come la vitamina D, la B12 e gli acidi grassi Omega-3 - spesso causata da una cattiva salute del suolo - è collegata a depressione, ansia e altri disturbi mentali. I risultati sottolineano l'importanza di mantenere un suolo sano per sostenere il benessere mentale attraverso una dieta equilibrata. Il legame tra il nostro bioma intestinale e la produzione di serotonina è ben noto.

Abbiamo preso spunto da questo documento per approfondire insieme al dottor Mauro Minelli,docente di dietetica e nutrizione umana presso università LUM di Bari, tutti gli aspetti che riguardano il legame tra il suolo e il microbioma.

Professore, una ricerca recente svela la strettissima connessione tra la salute del suolo e quella del microbiota intestinale. In pratica il movimento “Salva suolo”, Le dà ragione.
“Ciò che in qualche precedente circostanza mi ero spinto a considerare era una certa correlazione fra i concetti di ‘medicina di precisione’ e ‘agricoltura di precisione’. Se la medicina di precisione pone l’individuo, nella diversità dei suoi geni, dell’ambiente in cui vive, del suo stile di vita, delle sue abitudini alimentari, delle sue caratteristiche fisiche ed emozionali, al centro dell’attenzione come portatore di peculiarità soggettive da trattare con approccio esclusivo e, dunque, non massificante, l’agricoltura di precisione sposta l’ambito dei suoi interventi sull’efficienza della produzione a vantaggio dell’ambiente evitando gli sprechi e usufruendo della ricerca e dell’innovazione. In particolare, obiettivo primario dell’agricoltura di precisione è l’intensificazione sostenibile della produzione agricola alla ricerca della qualità e della salubrità, partendo dalla peculiarità del suolo nel quale l’agricoltura viene praticata e, dunque, dai prodotti alimentari che da quel suolo, arricchito di nutrienti, verranno generati”.

E come c’entra in tutto questo il microbiota?
“Nell’intento di rendere meglio l’idea, provo ad esemplificare.
Per essere realmente efficace, una dieta, qualunque sia il suo scopo (sovrappeso e obesità, deficit nutrizionali, allergie o intolleranze alimentari), non può non essere ‘cucita addosso’ a chi dovrà adottarla e seguirla nel rispetto delle esigenze del fruitore, delle sue abitudini giornaliere, della presenza di eventuali patologie. Sono questi i principi ispiratori della Medicina di Precisione, che pone ogni singolo individuo al centro dell’attenzione in quanto portatore di una sua propria soggettività, praticamente irripetibile. Ma proprio sul tema cruciale dell’alimentazione e sulle sue ricadute in termini di impatto salutistico nell’uomo, si è scoperto come una ‘precisione’ applicata alla medicina non possa non coinvolgere anche l’agricoltura nel momento in cui gli obiettivi di quest’ultima diventano, com’è giusto che sia, la conoscenza della tipologia e dei contenuti degli alimenti per una dieta composita e integrata. Questo implica attenzione alle diverse esigenze da zona a zona, da suolo a suolo, anche di uno stesso territorio come acquisizione tecnologica che si fa forza della ricerca. Elemento di congiunzione tra i due anelli di questa catena, è un ospite rimasto a lungo misterioso, ma oggi in gran parte conosciuto nei suoi caratteri essenziali. Mi riferisco, ovviamente, al microbiota, le cui composizione ed attività metabolica risultano essere fortemente influenzate dalle ‘abitudini a tavola’ dei diversi soggetti, modellandosi plasticamente in base agli eventuali cambiamenti dei profili alimentari già pochissimi giorni dopo l’eventuale inizio di un nuovo intervento dietetico. Studi diversi dimostrano rano, per esempio, che schemi nutrizionali salutari e soprattutto in linea con una equilibrata composizione della flora batterica intestinale, esercitano un’azione di contrasto sullo sviluppo del diabete in soggetti obesi”.

È necessaria più consapevolezza, maggiore informazione e più cultura ra, come ci suggeriscono gli autori dello studio già citato. Lei ha portato avanti diverse campagne di informazione sull’importanza del microbiota intestinale. Ora se ne parla di più…
“Indubbiamente si fa strada, con impatto scientifico progressivamente crescente, l’idea della nostra convivenza con il microbiota, cioè con un ospite rimasto a lungo misterioso, ma oggi finalmente noto nei suoi caratteri essenziali. Si tratta di un complesso di microrganismi (batteri, virus, parassiti, miceti) che vivono nel nostro organismo (sulla cute, nell’apparato respiratorio, nell’apparato gastroenterico, nell’apparato urogenitale) costituendo, quando tra loro in equilibrio, un fattore indispensabile per la salute. Il microbiota è diverso da individuo a individuo in parallelo con i diversi contesti ambientali, le diverse abitudini dietetiche, la diversa assunzione di farmaci, l’eventuale concomitanza di stati patologici. Alla stessa maniera anche le alterazioni del microbiota, le disbiosi, sono diverse da individuo a individuo, così come diverse sono le conseguenze che le disbiosi provocano nello stato di salute e, quindi, nei rimedi preventivi e terapeutici. Tra le funzioni fisiologiche del microbiota c’è la tutela della barriera intestinale, l’azione antinfiammatoria non solo a livello intestinale, l’azione di supporto sullo sviluppo e sulle funzioni del sistema immunitario, la modulazione della produzione degli ormoni da stress, l’azione sulla patofisiologia del sistema nervoso centrale. È di questo che tutti noi, ed in special modo i medici e le altre figure apicali della salute, dovremmo urgentemente acquisire la giusta consapevolezza”.

Quali sono i prodotti estivi dell’agricoltura salentina più importanti per la salute del microbiota?
“A prescindere dalle latitudini, condizione primaria ed indispensabile perché il microbiota dell’uomo possa mantenere la giusta biodiversità e, con essa, le sue regolari funzioni fisiologiche, è l’assunzione di una dieta equilibrata. D’altro canto, modelli dietetici diversi - da quello ‘occidentale’ a quello vegetariano, da quello senza glutine a quello chetogenico - sono in grado di agire con modalità diverse sulla composizione del microbiota intestinale con conseguenti ricadute sul metabolismo dell'ospite. Certamente tra i profili dietetici più sani figura la celebrata ‘Dieta Mediterranea’, essenzialmente composta da verdure, legumi, olio d'oliva, pesce, cereali integrali e frutta, con un moderato apporto di carni bianche e un basso apporto di carne rossa e prodotti lattiero-caseari. Questo ‘programma’ alimentare si associa ad una popolazione batterica intestinale ricca in Lactobacilli, Bifidobacteri, Eubatteri, Prevotella, ma anche Faecalibacterium prausnitzii e Roseburia, microrganismi - questi ultimi - strettamente associati alla prevenzione dell'obesità e al miglioramento dei livelli di colesterolo e trigliceridi. Senza contare che l’aderenza ai protocolli della dieta mediterranea comporta un abbassamento dei livelli di Clostridi capaci di provocare infiammazione”.

Come facciamo a sapere se il nostro  microbiota intestinale è in buona salute e quali sono i sintomi che ci devono mettere in allarme?
“Proprio la complessità di un ecosistema così eterogeno, se da un lato categoricamente esclude l’idea ancora oggi diffusa di considerare l’assunzione di un probiotico come una terapia generica di ‘integratori’, dall’altro pone in grande rilievo l’attenzione da riservare allo studio e all’analisi delle singole specie e ceppi batterici e delle loro proprietà, con riferimento alle individualità dei singoli pazienti e alle loro differenti patologie. Sarà bene, pertanto, cominciare a chiedersi se davvero (come spesso si crede) la somministrazione di miscele probiotiche abbia efficacia superiore rispetto alla somministrazione di singoli ceppi probiotici, non potendo escludere che ceppi batterici diversi ma inclusi nello stesso prodotto commerciale, invece di avere un’azione sinergica e benefica, possano escludersi reciprocamente con conseguente peggioramento delle condizioni cliniche del paziente sottoposto a trattamento. Pertanto, considerando l’attuale possibilità di eseguire un’accurata tipizzazione dei generi microbici ospitati nell’organismo di ciascuno, sarà bene iniziare a ragionare seriamente sulla reale ipotesi di trattamenti probiotici ‘di precisione’. E in questo senso siamo impegnati da mesi in una complessa sperimentazione finalizzata ad applicare alle terapie probiotiche i processi avanzati dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo è quello di studiare e conoscere le correlazioni tra l’integrazione probiotica, il microbioma intestinale e il benessere dei pazienti grazie all’uso di specifici algoritmi.
I lavori sono in corsi e contiamo di presentarne i risultati in un evento che si terrà a Roma presso la Camera dei Deputati il prossimo 9 novembre”.

di Gaetano Gorgoni


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