Salute Sette Covid-19 e rupofobia: come tenere a bada le ossessioni per il pulito e la paura dei germi Con la psicologa e psicoterapeuta Annalisa Bello cerchiamo di capire quali sono i campanelli d’allarme e gli interventi da compiere 15/04/2020 circa 5 minuti In questo difficile periodo di pandemia i soggetti più fragili e chi soffre di disturbi psicologici, di ossessioni e nevrosi, meritano un’attenzione in più. Il SARS-CoV-2 è un pensiero che tormenta tutti, ma chi era già ossessionato dalla paura dello sporco è sprofondato in un pericoloso stato d’ansia che impone di correre con urgenza ai ripari. Il rupofobico ha paura di contaminarsi e ripete comportamenti e rituali ossessivi di pulizia su di sé o sull'ambiente che lo circonda. Pensate a chi è ossessionato dal lavaggio delle mani fino a procurarsi pesanti dermatiti. La rupofobia è evidente in chi lava continuamente le mani o superfici (non per motivi professionali) anche quando è a casa o si dedica alle faccende domestiche, senza sosta, per tutto il giorno. Con la psicologa e psicoterapeuta Annalisa Bello cerchiamo di capire quali sono i campanelli d’allarme e gli interventi da compiere. Rupofobia è un termine poco conosciuto, ma tutti conoscono almeno una persona ossessionata dallo sporco, ciononostante è difficile distinguere un rupofobico da una persona che si attiene scrupolosamente ai consigli delle autorità sanitarie al tempo del covid-19. Di questi tempi rischiamo di assomigliare un po’ tutti ai rupofobici, ma per chi è veramente ossessionato la vita diventa difficilissima. Le persone esageratamente attente all’igiene hanno, però, un problema, secondo psicologi e psichiatri: nell’equilibrio e nella moderazione si può sviluppare un senso di serenità, ma quando si sviluppa l’ossessione e i gesti ripetuti e irrefrenabili per sconfiggere i germi, durante tutta la giornata, il soggetto edifica un pericoloso stato perenne di ansia insostenibile. Il lavaggio delle mani è la base per sconfiggere il virus SARS-CoV-2: i media lo ripetono come un mantra, ma chi ha paura di toccare oggetti contaminati ed è ossessionato dal pensiero dello sporco, in questo periodo, ha urgente bisogno di un supporto psicologico. INTERVISTA ALLA PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA, ANNALISA BELLO Dottoressa, la rupofobia è un disturbo di natura psicologica caratterizzato dalla paura dello sporco. La malattia covid-19 finirà per rafforzare certe ossessioni? Diventerà più difficile curarsi? Qual è il confine sottile tra un amante del pulito e un ossessionato dall’idea sporco?“La meticolosa ottemperanza alle prescrizioni igienico-sanitarie normate dal Governo, in questo periodo, ritualizza azioni semplici e abituali come il lavaggio delle mani. Siamo in totale overdose da consigli e suggerimenti su come farlo nel modo giusto. E, per non sbagliare, la rete straborda di idee. Si suggerisce di lavare le mani, recitando la nenia in quartine che spopola, in queste ore, sul web piuttosto che canticchiando il ritornello della propria canzone preferita per alleggerire l’attuale situazione attraverso il ritmo della musica. Il pensiero va ai pazienti ossessionati dalla paura dello sporco, i cui rituali di lavaggio saranno tutt’altro che alleggeriti. Siamo, oggi, tutti chiamati a fare prevenzione e a comportarci in maniera scrupolosa ed attenta, ma coloro che erano già particolarmente suscettibili alle varie forme di contaminazione, come i pazienti ossessivi con timore di contaminazione, vivono il loro peggiore incubo: tutto quello che li spaventava, oggi, assume maggiore credibilità. E diviene, in tali casi, molto più difficile dirsi che l'impulso di lavarsi le mani è irrazionale quando il mondo intero, là fuori, propina incessantemente di lavare le mani nel modo giusto. I pensieri riguardo al timore di essere contagiati o di contagiare, oggi, diventano più reali: la paura irrazionale di entrare in contatto con superfici potenzialmente contagianti e la conseguente necessità implacabile di disinfettarsi è, oggi più che mai, chiaramente giustificata. Molto probabile, quindi, che la sintomatologia risulti, purtroppo, rafforzata e che le convinzioni circa la pericolosità dell’ambiente come minaccioso saranno rinforzate, con il conseguente aumento della sofferenza emotiva e psicologica. La psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata, ad oggi, efficace nel fornire aiuto per tale problematica, di cui l’attuale emergenza sanitaria ne magnifica la sofferenza”.Chi si lava ossessivamente le mani, lo fa per la paura dello sporco, come quelli che puliscono sempre o per altri motivi? “Lavarsi le mani e avere timore del contagio, in questo momento storico, non sono degli elementi necessari per permettere un inquadramento nosografico di tipo rupofobico. Quello che fa la differenza è la funzione rivestita dal lavaggio delle mani: lo si fa per ridurre il rischio del contagio o viene fatto seguendo in maniera meticolosamente ritualizzata, seguendo un determinato pattern di sequenze stereotipate. Il lavaggio delle mani termina quando queste sono ragionevolmente igienizzate o viene protratto fino a quando non ci si sente a proprio agio, non ci si sente a posto. Per i rupofobici, lavare le mani ha la funzione di alleviare e alleggerire il disagio soggettivo percepito dalla persona, esorcizzando la minaccia veicolata dal pensiero ossessivo di potersi contaminare. Lavarsi le mani, invece, per ridurre il rischio di contagio da Covid 19 è qualcosa di razionale e ragionevole purché non si esageri”. Come si tengono a bada queste ossessioni al tempo del SARS-CoV-2, dove ci dicono di lavare spessissimo le mani? Che tipo di “esercizio” mentale si può praticare per venirne fuori?“La psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata, ad oggi, estremamente efficace nel fornire aiuto per tale problematica, conducendo la persona verso l’accettazione del rischio di potersi ammalare, aumentando la consapevolezza delle proprie dinamiche interne e fornendo degli strumenti in grado di gestire la problematica attraverso una serie di risposte adattive nonché sviluppando pensieri alternativi razionali. Andando più nel dettaglio, immaginiamo una persona che teme il contagio. A quest’ultima potrebbe venir richiesto di toccare persone o oggetti da lei considerati come ‘pericolosi’ e di non lavarsi successivamente. In questo modo, il soggetto impara che il fare le cose che lo preoccupano è possibile, senza che le conseguenze temute si manifestino. Il momento attuale, che stiamo vivendo noi tutti, complica, rendendola più tormentata, la convivenza con questo tipo di problematica e una rispettiva gestione sana e funzionale. È, quindi, opportuno rivolgersi a professionisti in grado di fornire aiuto qualificato”. Quali sono i motivi che portano a queste ossessioni? Cosa c’è dietro? Traumi o educazione rigida possono influire nella nascita di questa fobia? “Non sono ancora state scoperte le cause, organiche o ambientali. Vi sono indubbiamente dei fattori che favoriscano l’esordio della problematica. Tra questi, annoverandone alcuni vi è la storia familiare (avere un familiare stretto che soffre di disturbo ossessivo compulsivo), eventi di vita traumatici o estremamente stressanti”.A che età nasce la paura dello sporco? Quale fascia d’età interessa i soggetti che si lavano in maniera ossessiva le mani? Si può guarire a qualsiasi età?“L’età di esordio del disturbo ossessivo compulsivo si colloca tra i 9 e gli 11 anni. In età evolutiva, tra le ossessioni più frequenti c’è proprio quella che riguarda lo sporco. Il pensiero ossessivo potrebbe essere legato alla paura di contaminarsi toccando alcune parti del corpo o alcuni oggetti personali, o entrambi, causando il rifiuto assoluto di entrarvi in contatto. La psicoterapia cognitivo comportamentale risulta efficace anche in questo caso”.Gaetano Gorgoni
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